È su un regionale Roma-Napoli che mi rendo conto di quanto queste cuffie, le Beats Studio Buds by Dr Dre di Apple, siano in grado di schermarmi dal rumore della carrozza.
È una mattina estiva un po' uggiosa: fuori la campagna, dentro, oltre la mascherina e gli auricolari, solo un fragore sommesso, che affogo in qualche brano di Cosmo o un po' di Battisti.
Quando mi tolgo le Beats, mi accorgo di cosa è riuscita a fare la tecnologia dell'Active Noise Cancelling, la cancellazione attiva del rumore (ANC). Senza sarebbe un incubo. Nella carrozza, infatti, c'è il solito quarantenne che vede video di Facebook col volume alzato. C'è la bambina che è stata parcheggiata davanti allo smartphone dalla madre e gioca a un'app di quelle che ti ricompensano con un jingle per le monete raccolte. C'è l'avviso di Trenitalia a ogni stazione. E naturalmente ci sono quelli al telefono che sì, ancora due fermate, ma pronto? pronto? non mi senti? Rimetto le Studio Buds. La loro è una totale assenza di rumore? No, affatto, e alla lunga mi stanca, perché queste cuffie regolano il sottofondo neutro che sparano per contrastare quello esterno, elaborato e analizzato dai microfoni, e se è troppo forte anche loro andranno sul pesante, come in treno. Ma funziona.
Da allora ho testato le Beats da iPhone SE 2 per due settimane e in ogni situazione. In aereo sono state fenomenali, probabilmente perché il fragore costante del volo non è lontano dal suono bianco che generano le cuffie. Ci sono stati alti e bassi, però. In metropolitana a Roma nell'ora di punta il segnale bluetooth arrivava disturbato appena rimettevo l'iPhone in tasca: c'era troppa gente. Per strada quando c'è vento sono insopportabili, ma almeno schermano il traffico senza però lasciarti inerme: se un'automobile mi sta per investire me ne accorgo.
Le Beats Studio Buds, che ho nell'edizione rossa - ma sono disponibili anche bianche o nere - durano cinque ore in ANC. Otto senza. Il porta pods incluso con la scatolina può prolungare la batteria fino a 24h senza ANC (15 con). La scatola dice che con cinque minuti di carica rapida si può avere un'ora di batteria d'emergenza: vero. Al primo giro sono riuscito a scaricare le Beats dopo tre giorni di uso super, custodia compresa. Ma ho notato che si svuotano anche da sole, nel case, se non le si usa per un poco.
Lo stato della carica degli auricolari e del case si può verificare su iPhone dal widget batteria. Sono compatibili anche con Android, una novità per le Beats, e nella confezione c'è un coupon per provare Apple Music. È incluso un cavetto USB-C (entrambi i lati), ma nessun adattatore da muro. Non ci sono imballaggi di plastica.
Vengono 149 euro. Hanno un audio che per un esperto non sarà la perfezione, ma è l'equilibrio perfetto per un utente di pretese medio-alte. Nessun rimbombo volgare nelle orecchie, niente mal di testa da cattiva equalizzazione. Alcuni dettagli dell'ultimo album di elettronica di Cosmo, La terza estate dell'amore, ero riuscito a sentirli solo dal vinile, mai in cuffia. Ecco, con le Beats prendono vita tutti i piccoli dettagli, le sporcature volontarie e i revival di sound passati che l'artista ha disseminato per le tracce (come Fresca).
Le Buds hanno il Dolby Atmos e leggono gli altri formati senza perdita di dati introdotti su Apple Music: quindi si possono ascoltare l'Audio spaziale e il Loseless.
Sempre su Apple Music c'è una playlist che raccoglie i brani su cui Beats ha tarato le sue Buds. Un tempo si usava IGY di Donald Fagen (1982). Loro hanno preso Late at Night di Roddy Ricch, Save Your Tears (Remix) dei The Weeknd con Ariana Grande, Up di Cardi B, e anche Exodus di Bob Marley e Rain On Me di Lady Gaga. C'è persino Here Comes the Sun dei Beatles.
La playlist si chiama IMMERSIVE. Con l'ANC attiva le canzoni sono perfette. Senza, la musica è un po' piatta. Suona bene anche senza alzare il volume più del livello salutare.
All'incrocio di San Giovanni a Roma - un piazzale trafficato con ingorghi, troppi semafori e folle in attraversamento pedonale alla New York - ho deciso di provare un'altra impostazione. È la Trasparency Mode. È il contrario dell'ANC: i microfoni degli auricolari incorporano nella canzone i rumori esterni. Col traffico la musica e il resto del mondo diventano metallici. Però capisco che in un giardino con usignoli possa avere il suo perché. In più, con la TM attiva è semplice tenere sotto controllo i pericoli della strada. Quando c'è vento, però, che frastuono.
Per quanto riguarda le telefonate, se sono per strada è facile che i rumori esterni confondano i microfoni delle Beats, costringendomi a togliere una delle Buds per portarmela alla bocca dalla parte del microfono. Va meglio con ANC attiva, ma non molto.
È un grosso difetto, ma le Beats Studio Buds si fanno comunque voler bene. Sono solide (la custodia mi è già caduta per distrazione senza danni). C'è un pulsante fisico sul bordo esterno, bello comodo. Un colpo, pausa-play; due, avanti; tre, indietro; clic lungo, beh, si può scegliere se avere Siri o la possibilità di passare dall'ANC alla TM. Il design è accattivante.
Per ultimo, se le si perde, si può usare l'app Dov'è. Associarle all'iPhone, o ad Android, è veloce e sicuro.
Un pomeriggio, mentre vado in redazione a piedi, costeggiando la circonvallazione trafficata, rifletto sulle Beats Studio tenendole nelle orecchie. E niente, ascoltarci la musica mi rende contento. Quindi sono consigliate. Non fosse altro, anche solo per il rapporto qualità-prezzo.
Le Beats Studio Buds by Dr. Dre sono in vendita qui.