Genova, maestra di scuola va all’hub per vaccinarsi e scrive sul modulo: “Qui perché obbligata”. Il medico dice no - Il Secolo XIX

2022-08-20 04:24:38 By : Mr. Smileda Smileda

L'hub del Teatro della Gioventù a Genova (foto Balostro)

Monica Chiavello, maestra, ha presentato una dichiarazione scritta. Il rifiuto dei sanitari e al polo del Teatro della Gioventù arriva la polizia

Genova - Al momento di firmare il foglio per l’autorizzazione alla vaccinazione anti Covid 19 Monica Chiavello, 48 anni, maestra di scuola elementare al Lagaccio, prende la penna. E non si limita a una sigla. «Mi sento costretta a sottopormi a questa vaccinazione perché rischio il posto di lavoro e sono monoreddito» scrive, sul modulo, davanti ai medici nell’hub vaccinale del Teatro della Gioventù. E, ancora: «Accetto di essere vaccinata dal momento che, sotto coercizione e non per mia volontà devo sottopormi come “cavia” in un vaccino in cui non credo a causa della sospensione dello stipendio. Non mi ritengo responsabile di eventuali danni o “effetti avversi” alla mia persona e, in tal caso, pretendo di essere risarcita dallo Stato».

Parole che sollevano un caso: davanti alle frasi scritte sul modulo dalla maestra - pronunciate ieri (mercoledì 1 settembre) in tarda mattinata, all’hub vaccinale del Teatro della Gioventù - i medici non procedono con il vaccino. Il principio messo in atto è quello che vale per ogni consenso informato, come viene spiegato dall’Asl3 (l’hub vaccinale del Teatro della Gioventù è gestito da privati per conto del sistema sanitario nazionale): «Il medico vaccinatore, dopo aver completato l’anamnesi prevaccinale e aver informato la persona con una comunicazione adeguata sullo scopo della vaccinazione, sul tipo di vaccino che verrà somministrato e sulle possibili reazioni avverse acquisisce, sullo specifico modulo, il consenso o il dissenso alla vaccinazione da parte dell’utente».

Un consenso, quello compilato ieri dalla signora Chiavello, che non è stato ritenuto dai medici idoneo per procedere alla vaccinazione. La maestra di scuola elementare ha contattato le forze dell’ordine che sono arrivate all’hub di via Cesarea. E, sempre lei, annuncia di voler procedere con una vera e propria causa, incaricando l’avvocato Daniele Granara. Ovvero: il legale chiavarese, docente dell’università di Genova e Urbino che, proprio ieri mattina, ha depositato alla Camera e al Senato la petizione di 27.252 mila firme di docenti, personale amministrativo e tecnico, genitori, per il “no” al Green pass a scuola. «Non sono una no vax, sono contraria a questo vaccino che è sperimentale - afferma Chiavello - per poter lavorare a scuola, però, dal primo settembre serve il Green pass. Lo chiedono anche per le riunioni a distanza. Sono monoreddito, ho due figli: non posso permettermi di perdere il lavoro. Ho deciso allora di vaccinarmi specificando, però, di essere obbligata per poter continuare a fare il mestiere che amo, a stare con i bambini. E i medici non hanno voluto. Ho chiesto che almeno rilasciassero un foglio con scritto che non ero stata vaccinata, pur presentandomi, ma nemmeno questo è stato possibile».

La modalità messa in atto ieri da Chiavello, con la sottolineatura di doversi sottoporre alla vaccinazione pur di conservare il posto di lavoro e con la richiesta di risarcimento danni allo Stato è una strada che verrà abbracciata anche da altri contrari al Green pass del mondo della scuola. Il gruppo, a Genova e in Liguria, comunica tramite Telegram. E, da ieri, ha iniziato anche questa battaglia. Così per esempio farà anche Erica Matri che ha 48 anni ed è inquadrata come personale Ata (amministrativo e tecnico, ausiliario) al Paul Klee. «Sono fissa dal 2017, ero precaria dal 2008 – afferma Matri – non sono d’accordo nemmeno alla delega che viene data, da parte di alcuni presidi, ai collaboratori scolastici per il controllo della certificazione verde. C’è anche un tema di privacy». Matri ieri ha scelto di andare a donare il plasma in modo da risultare non in servizio a scuola. Si presenterà in questi giorni per la vaccinazione ma, come Chiavello, specificherà di dover fare il siero anti Covid per mantenere il posto di lavoro. «Guadagno meno di mille euro, non posso certo permettermi di spendere 200 euro di tamponi ogni mese», sostiene. Dopo il quinto giorno consecutivo di mancata regolarizzazione scatta la sospensione del lavoratore. Anche di questo si è parlato, ieri, nella maxi riunione in videoconferenza fra i dirigenti delle scuole liguri. Un vertice a distanza convocato d’urgenza alla luce del bilancio, non buono, del primo giorno di Green pass a scuola e dei chiarimenti attesi dai dirigenti delle scuole. Ai dati dell’ufficio scolastico regionale i non vaccinati del personale scolastico risultano, in tutta la Liguria, tremila. Circa la metà di questi lavorano a Genova. Matri è fra i 27.252 firmatari della petizione depositata ieri dall’avvocato Daniele Granara. Fra le richieste contenute nella petizione c’è il non convertire in legge il dl del 6 agosto scorso, ovvero le linee che hanno previsto, da ieri, l’introduzione della certificazione verde anche per il mondo della scuola. «È un siero sperimentale - afferma, all’esterno dell’hub vaccinale di via Cesarea, Erica Matri - ci costringono a farlo. Io sono monoreddito: se perdo il lavoro a scuola, a 48 anni, dove vado?».

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