"Al Voto" La newsletter per le Elezioni | Rosatellum Legge elettorale, una spiegazione semplice
Enrico Letta torna su una proposta che aveva fatto discutere, quella della patrimoniale sui più ricchi per finanziare una 'dote' ai giovani. Il segretario del Pd lo ribadisce, ai microfoni del Tg2. "L'altra volta quando ne parlai tutti cominciarono a dire 'ah, si toccano le successioni!' - ricorda - ma è giusto che chi ha un patrimonio plurimilionario lasci qualcosa alla società e se quel qualcosa viene ridato ai giovani, che oggi sono attanagliati dalla precarietà, credo sia il senso di generazioni che si aiutano", rivendica. "Non tassare le successioni di milionari e miliardari è qualcosa che non possiamo permetterci. La tassa va rimessa per finanziare i giovani, i diciottenni che oggi non trovano lavoro. Ecco perché il tema della lotta alla disuguaglianza è fondamentale: deve essere sia sul fronte fiscale, la progressività fiscale è scritta nella costituzione, e poi anche sull'istruzione piubblica, con borse di studio per meritevoli e bisognosi. Anche questo è un principio costituzionale troppe volte tradito che dobbiamo rilanciare".
Ribadisce il no al Movimento il segretario del Pd, Enrico Letta: "Sul M5s confermo quello che abbiamo già deciso formalmente. Noi non avremo rapporti politico-elettorali in questa campagna elettorale con le forze politiche protagoniste di quell'atto di irresponsabilità del 20 luglio in cui il governo è stato fatto cadere da tre pilastri che lo sostenevano. E il M5s è fra questi".
Renzi? "Del tema discuteremo in questi giorni, abbiamo qualche giorno di tempo davanti, io non sono uno di quelli che vuole perdere tempo, però dobbiamo andare di fronte a 60 milioni di italiani". Lo ha detto il leader del Pd, Enrico Letta, al Tg2, sulla possibilità di un'alleanza con Carlo Calenda e Matteo Renzi. "Renzi ci sarà? Davanti a 60 milioni di italiani, dobbiamo essere convincenti, io non metto veti nei confronti di nessuno, discutiamo con tutti, non dico serenamente perché in questo momento non tornerebbe simpatico, ma discutiamo con tutti approfonditamente e nel modo giusto".
"Il Partito Democratico è il partito dei giovani e del lavoro, qui si gioca la sfida per il futuro del nostro Paese. Sul lavoro basta tentennamenti, è necessario rompere ogni schema precostituito. Questo significa garantire una mensilità all'anno in più per tutti i lavoratori, salari più alti e costo del lavoro più basso; basta con le inutili guerre tra poveri o con chi, dall'alto dei propri privilegi, accusa chi sopravvive grazie al reddito di cittadinanza". Così Francesco Boccia, commissario del Pd Campania, intervenendo alla Direzione della federazione provinciale del Partito democratico di Avellino. E ancora. "È nostro dovere separare e proteggere chi ha bisogno di assistenza da chi deve trovare un lavoro e il lavoro dev'essere retribuito adeguatamente con un salario minimo e senza più stage e tirocini gratuiti. I giovani italiani devono sapere che il PD sarà in prima linea per difendere l'Europa, la loro Europa, dalla destra dei muri e dei fili spinati. Saranno loro i protagonisti della società digitale e dovranno vivere in un contesto di diritti civili garantiti, senza il rischio di ritrovarsi di nuovo nel Medievo dei diritti. Non consentiremo alla destra di tornare indietro. Davanti a noi c'è il futuro, la salvaguardia dell'ambiente, la transizione ecologica che per noi è l'addio per sempre al carbone, a differenza della destra che predica il ritorno alle fonti inquinanti", conclude.
"Ora arriva Salvini e parla di azzerare l'Iva sui prodotti alimentari, dopo che ha fatto cadere il governo. Certo, lui ha già la soluzione in tasca. Dimentica solo di dirvi che per colpa sua, e dei suoi complici, questa misura rischia di non essere realizzata nell'immediato perché c'è un governo dimissionario, che va avanti solo per gli affari correnti. Del resto questo è soltanto uno dei motivi che l'hanno portato a far cadere il governo: sventolare bandierine in campagna elettorale. Gli interventi sull'azzeramento dell'Iva li avevamo già programmati, ma a lui non andava bene che fossero misure proposte dal governo nell'interesse degli italiani. A lui serve solo sbandierare una proposta elettorale, fingendo che sopra ci sia la sua faccia". Lo scrive su Facebook Luigi Di Maio, che aggiunge:"Caro Matteo, sappi che ci sono provvedimenti urgenti che non hanno un colore politico, ma servono al Paese per contrastare l'emergenza in corso. Se un provvedimento è valido, a prescindere da chi lo propone, il provvedimento va fatto. Punto. Ma ormai è evidente a tutti: per te vengono 'prima gli interessi di partito' e poi, forse, gli italiani. P.S. Ancora aspettiamo chiarezza sui tuoi legami russi", conclude.
"Da quasi 30 anni conosco, ammiro e sostengo Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, che mi onorano della loro amicizia. Quando tu le insultavi, come tutte le donne di destra e centrodestra. Mi fa piacere che adesso le apprezzi. Io lo facevo prima di te. E continuerò a farlo". Marco Marsilio, il governatore forzista dell'Abruzzo si difende e attacca Carlo Calenda che ieri lo ha definito un "troglodita" dopo la sua brutta uscita nei confronti delle due ministre uscite da Fi per entrare in Azione. A cui aveva fatto gli auguri "per il loro percorso politico, dopodiché due persone che fino a ieri erano considerate delle poco di buono, frequentatrici dei salotti e dei festini di Arcore oggi sono due nobildonne e due grandi statiste che salvano il mondo e l'Europa dalla cattiva destra sovranista". Oggi Marsilo spiega su Fb il perché il senso di quella uscita. "Per denunciare l'ipocrisia tua e della sinistra, che demonizzate l'avversario e lo santificate se passa con voi. 'Troglodita' lo dici a te stesso: non ti permettere di fare il bullo con me", aggiunge. E Marsilio su Twitter risponde anche alla Cirinnà (Pd). "Hai passato la vita a insultare e denigrare Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, e ti permetti di inventare false accuse contro di me? Non le ho mai accusate di nulla, per 30 anni le ho difese e ho combattuto al loro fianco. Contro di te. Quella che parla è solo la tua cattiva coscienza".
"Martedì inaugureremo la casa delle Volontarie e dei volontari per cominciare insieme questa insolita avventura estiva che ci porterà alle elezioni del 25 settembre. Sarà il luogo della partecipazione da dove ognuno e ognuna potrà impegnarsi nella campagna elettorale che condurremmo casa per casa, ma anche ribattendo colpo su colpo a fake news ed ingerenze opache nella campagna elettorale". Così su Facebook il deputato del Pd, Claudio Mancini. "Sto sentendo tanti amici e compagni dentro e fuori il nostro partito che hanno desiderio di partecipare perché sentono l'urgenza e l'importanza di questo momento storico- conclude mancini- per poter tutti insieme battere una destra inadeguata ed antipopolare ed affermare la politica dei diritti, del lavoro e della giustizia sociale".
Siglato l'accordo tra il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, fondatore dei gruppi parlamentari di Ipf, e il sottosegretario Bruno Tabacci, fondatore di Centro Democratico. Lunedì mattina a Roma ci sarà il lancio del nuovo progetto. "Sarà l'evoluzione di Insieme per il futuro", confermano dall'entourage del ministro.
Vittorio Sgarbi si candiderà alle politiche con il suo movimento 'Rinascimento' insieme a 'Noi con l'Italia' di Maurizio Lupi, in rappresentanza della 'quota centristi' nel centrodestra. Il critico d'arte, ex azzurro, ora al Misto con 'Nci', che è rimasto in ottimi rapporti con Silvio Berlusconi (era alle 'nozze non nozze' tra il Cav e Marta Fascina), ringrazia Giorgia Meloni, perché gli è stato assegnato uno degli undici collegi uninominali 'offerti' da Fratelli d'Italia. "Allo stato io sono nella quota centristi di cui si è fatto carico Fratelli d'Italia, la Meloni è stata eque ed equilibrata", dice all'Adnkronos Sgarbi, che aggiunge: "Ora bisognerà valutare e vedere come sarà rappresentata questa parte di cui faccio parte". 'Noi con l'Italia di Lupi è esentata dalla raccolta firme, quindi, Sgarbi potrà presentarsi alle politiche con il suo simbolo, visto che 'Rinascimento' è alla componente del Misto a Montecitorio proprio con Nci. L'altro 'pezzo' di centro moderato, quello che fa capo a Giovanni Toti, che si chiama ora 'Italia al centro', resterà nel centrodestra o guarda a sinistra? "Toti non toglie nulla se va via, e non aggiunge nulla se resta...", taglia corto Sgarbi.
Anche la candidatura di Alessandro Di Battista nelle file del M5S è a rischio. A frenarla è un cavillo giuridico, una regola che potrebbe far saltare la sua corsa, che pure, a differenza di quanto si pensi, non è affatto scontata.
Per poter "vidimare" infatti la sua candidatura servirebbe una deroga, che passa dal disco verde del garante, Beppe Grillo. Che tuttavia, racconta all'Adnkronos chi gli è più vicino, continua a essere granitico nella difesa delle regole interne, dalle parlamentarie al principio di territorialità al niet sulle pluricandidature. Le norme del Movimento prevedono che, per candidarsi, sia necessario essere iscritti alla piattaforma di Skyvote da almeno sei mesi. E Di Battista si è disiscritto dal M5S subito dopo esserne uscito, in dissenso con la decisione dei vertici pentastellati, validata dalla Rete, di appoggiare il governo Draghi.
Che la mancata iscrizione sia un problema per Di Battista lo conferma all'Adnkronos anche Lorenzo Borré, il legale da sempre a capo delle battaglie giuridiche contro i vertici del M5S: "è una regola che è stata adottata dal marzo 2018 a seguire - dice -. Conoscendo Di Battista, non di persona ma come personaggio, dubito fortemente che accetti una deroga in suo favore". Ammesso che venga richiesta e che gli venga concessa. "Vista l'aria che tira - dice chi ha sentito Grillo nelle ultime ore - dubito fortemente che apra spiragli".
"Secondo l'Istat, l'economia italiana è cresciuta dell'1% nell'ultimo trimestre e dell'4,6% rispetto allo stesso trimestre 2021. Anche solo questo spiegherebbe perchè era essenziale il governo Draghi e sarà essenziale nel futuro sua agenda. Contestualmente è più comprensibile perchè destra e 5 stelle non potevano permettere che l'esecutivo arrivasse a fine legislatura". Lo afferma il senatore Pd Andrea Marcucci.
"Vogliono creare uno schema per cui esiste il centrodestra impersonato dalla Meloni e il centrosinistra impersonato da Letta. Ci vorrebbero fuori, emarginare dalla campagna elettorale". A dirlo è il leader del M5s, Giuseppe Conte, in videocollegamento con la riunione degli iscritti al M5s Lombardia, svoltasi a porte chiuse all'auditorium Gaber di Palazzo Pirelli a Milano.
Certo che se l’alleanza è con questo Pd a trazione grillina, populista e contiana… Alleanza in Sicilia, alleanza nel Lazio. E poi che altro ancora? Forse bisogna pensarci ancora meglio. @CarloCalenda @Azione_it pic.twitter.com/AafFjVJ5h7
"È folle uccidere e morire così. Spero Che la pena sia la massima possibile". Il segretario federale della lega, Matteo Salvini, lo dice a margine di un evento alla Stazione di Milano, in diretta facebook. "Poi se aggressore e aggredito hanno questo o quel colore pelle", prosegue Salvini, "il problema è che ci sono episodi di delinquenza e criminalità anche in pieno giorno ormai in tutta italia. Non è possibile, non è possibile anche perché manca la certezza della pena".
Per il segretario della Lega "se per un presunto apprezzamento uno ammazza un altro vuol dire che siamo arrivati a un momento in cui o intervieni o è finita". A Civitanova Marche, a portare solidarietà, "non vado - spiega Salvini - perché se vado, sbaglio perché vado e strumentalizzo. Quindi la preghiera mia è mia e l'impegno perché il responsabile sia punito è totale".
Le accuse d'ingerenza della Russia in Italia "sono assurde". Lo ha dichiarato all'AGI il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, ribadendo che la Russia "non interferisce nella politica italiana".
Queste accuse, denuncia Peskov, "sembrano più che altro un tributo alla moda di incolpare la Russia per tutto e ovunque". Alla domanda di commentare i legami della Lega Nord con la rappresentanza diplomatica della Federazione a Roma, il portavoce si è limitato a rispondere che "è meglio chiedere all'ambasciata stessa".
"L'impegno che ci possiamo prendere, se gli italiani ci danno fiducia, è che nel 2023 si possono assumere, formare e mettere in strada 10 mila donne e uomini delle forze dell'ordine in un solo anno. È uno sforzo economico però e un impegno che siamo in grado di prendere e di mantenere. Poi ci sarà un piano straordinario di videosorveglianza, a partire dalle stazioni, che però da solo non basta, servono le assunzioni, un miliardo di euro sulle forze dell'ordine penso sia possibile da trovare". Così il segretario della Lega, Matteo Salvini, in un sopralluogo alla stazione centrale di Milano.
"Va discusso con gli interlocutori, non voglio sparare ministri a caso sicuramente proporrò al centrodestra che prima del voto i nomi di alcuni ministri vengano messi sul tavolo". Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, a margine del sopralluogo alla Stazione centrale di Milano, rispondendo ai cronisti che gli hanno chiesto se Letizia Moratti, attuale vicepresidente di Regione Lombardia, potrà essere in un nome spendibile come ministro per le prossime elezioni.
"Per me gli italiani dovranno votare sapendo se vince la Lega con il centrodestra chi fa il ministro dell'Economia, degli Esteri, delle Infrastrutture - ha aggiunto -. Quindi alcuni ministeri importanti dovranno essere messi sul tavolo degli italiani prima del voto. Però non fatemi coinvolgere Letizia Moratti perché non vorrei che qualcuno dicesse che offro una cosa in cambio dell'altra. Non lancio ministri a caso", ha concluso.
"Per quello di cui sono a conoscenza dei Servizi segreti italiani, posso dire che non ci sono state interlocuzioni per favorire la caduta del governo Draghi". Lo ha ribadito il prefetto Franco Gabrielli, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, alla serata conclusiva del festival "Il libro possibile" che si è svolta ieri sera a Vieste, in provincia di Foggia, parlando delle rivelazioni de La Stampa uscite due giorni fa, sui presunti rapporti tra emissari della Lega e l'ambasciata russa.
"E' un momento nel quale credo che il paese abbia bisogno di una grande serenità", ha aggiunto il sottosegretario, "e mi sembra paradossale, perché se il tema è far chiarire al senatore Salvini quali sono le sue posizioni nei confronti della Federazione Russa, non serve evocare cose di questo genere. E' una complicazione e rischia anche di spostare il problema. Siamo in campagna elettorale e quella è la sede in cui ciascuno esporrà le sue posizioni".
"Tirare per la giacca - ha proseguito Gabrielli - una serie di situazioni, attribuirle in maniera apodittica, tra l'altro anche lì decontestualizzando, credo non si renda un servizio soprattutto all'opinione pubblica, a chi si deve fare una idea".
"Ho riflettuto molto in questi giorni sulle motivazioni e le conseguenze della caduta del Governo Draghi e non posso che prendere atto delle insanabili divergenze tra il mio percorso e quello assunto nelle ultime settimane dal Movimento 5 Stelle, che oggi lascio". Lo annuncia il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà ricordando che aveva "spiegato nelle sedi opportune e anche pubblicamente i rischi ai quali avremmo esposto il Paese in caso di un non voto di fiducia nei confronti del Governo Draghi. Una decisione a mio giudizio irresponsabile che non ho condiviso e che ho cercato di evitare fino all'ultimo".
"L'assassinio di Alika Ogorchukwu lascia sgomenti. La ferocia inaudita. L'indifferenza diffusa. Non possono esserci giustificazioni. E nemmeno basta il silenzio. L'ultimo oltraggio ad Alika sarebbe quello di passare oltre e dimenticare". Lo scrive su Twitter il segretario del Partito democratico Enrico Letta, commentando il delitto di Civitanova Marche.
"Prima il razzismo e poi l'indifferenza. Ecco cosa ha ucciso Alika Ogorchukwu. Un pensiero alla moglie e al loro bambino. Combattiamo anche per loro ogni violenza e intolleranza". Così la capogruppo alla Camera del Pd Debora Serracchiani-
"Dopo ormai 14 anni di attivismo politico mi vedo costretto a lasciare il M5S. Si tratta per me di un gesto molto sofferto e meditato a lungo". Lo annuncia all'AGI l'ex capogruppo M5s Davide Crippa.
"Ho lavorato fino all'ultimo momento utile per evitare quanto accaduto, ma i vertici hanno scelto la strada della rottura su tutti i fronti, anteponendo interessi particolari a quello generale del Paese, attraversato da una crisi senza precedenti, che va ad aggravarsi di giorno in giorno. Non comprendo più il progetto politico del M5S, troppo instabile, troppo volubile e spesso contraddittorio, che ha fatto perdere di vista l'orizzonte comune che aveva unito il Movimento in molti anni di battaglie e di impegno politico".
Boccia nettamente il Reddito di cittadinanza definendolo "una misura stupida, controproducente e diseducativa che disincentiva al lavoro" e che "va abolita" e rilancia il suo programma sottolineando che uno Stato giusto "non disturba chi lavora", ma capisce "che la ricchezza la creano le imprese e i lavoratori e non i decreti", proponendo la ricetta "più assumi meno paghi". Così in un'intervista a 'Qn', la leader di Fdi, Giorgia Meloni fa il punto sul programma elettorale del centrodestra.
"Chi si aspettava un centro-destra diviso e litigioso, è rimasto deluso. Non do per vinte le elezioni perché le battaglie sono abituata a combatterle prima di darle per vinte - sottolinea - io voglio concentrami su che cosa posso tentare di fare per risollevare il Paese, senza promesse irrealizzabili".
"Non possiamo sbagliare la decisione sulla corsa in coalizione al centro o con il @pdnetwork. Da questa decisione dipende la possibilità di contendere la vittoria, che non reputo affatto certa, alla destra e di dare al paese un governo decoroso. Le variabili sono molte e complesse. La cosa più naturale per noi sarebbe il modello Roma. Anche perché la decisione del PD di tenere dentro partiti che non hanno votato la fiducia a Draghi e ex 5S non ci convince per nulla. Però la legge elettorale è quella che è, e la campagna dura un mese. Entro lunedì decideremo". Lo scrive su twitter il leader di Azione, Carlo Calenda.
"Sapevamo fin dall'inizio di dover combattere contro zombie che avrebbero fatto di tutto per sconfiggerci o, ancor peggio, contagiarci. E così è stato: alcuni di noi sono caduti, molti sono stati contagiati. Ma siamo ancora qui, e alla fine vinceremo, perché abbiamo la forza della nostra precarietà: siamo qui per combattere, non per restare, e questa nostra diversità è spiazzante per gli zombie". Lo scrive sul suo blog il fondatore del Movimento 5 stelle Beppe Grillo, in un post intitolato "l'Italia si desti" e accompagnato da una foto che rappresenta gli zombie.
"Compiangiamo - aggiunge - chi di noi è caduto e non ha resistito al contagio. Ma soprattutto ringraziamo chi di noi ha combattuto e combatte ancora. Per alcuni è il tempo di farlo con la forza della precarietà, perché solo così potremo vincere contro gli zombie, di cui Roma è schiava".
"Onore a chi ha servito con coraggio e altruismo, auguri a chi prosegue il suo cammino! Stringiamoci a coorte! L'Italia ci sta chiamando", conclude Beppe Grillo.
Beppe Grillo "ha sempre espresso la sua opinione, consapevole che la decisione sulla votazione o meno degli iscritti spettava a me". Così il leader del M5s, Giuseppe Conte, in un'intervista a il Fatto Quotidiano nella quale nega che con la decisione di non ammettere deroghe alla regola del doppio mandato Grillo si sia imposto anche su di lui. "Non è così", assicura. Con Grillo "abbiamo sempre ragionato assieme anche su eventuali deroghe alla regola per salvaguardare l'esperienza di alcuni portavoce", aggiunge. "Di certo si tratta di una regola fondativa: ne capisco la filosofia e comprendo la posizione di Grillo, che è il custode dei princìpi".
"Pubblicamente avevo aperto alla possibilità di una consultazione in Rete degli iscritti sul tema, ma la politica non può essere un mestiere", ha aggiunto. "Detto questo, con la crisi di governo il quadro è cambiato: non sarebbe stato serio ridiscutere la regola in prossimità del voto. Non ci sarebbero state la serenità e l'obiettività necessarie. E poi la deroga solo per alcuni rischiava di innescare una logica da 'fedelissimi di Conte', mentre io voglio solo fedelissimi del M5S. In questi brutti giorni in cui abbiamo ministre che cambiano bandiera per Calenda - conclude riferendosi a Gelmini e Carfagna - noi diamo un segnale rivoluzionario al Paese di coerenza e di rispetto degli impegni".
A chi dice che sarà il Mélenchon italiano risponde: "Non proveremo a recitare parti per compiacere l'elettorato". E parlando di alleanze assicura: "Noi non saremo da soli, ma ci apriremo a tutte le componenti sane della società civile". Michele Santoro? "Avremo delle illustri personalità che nei rispettivi campi di attività hanno dimostrato di avere piena consonanza con le battaglie del M5S".