Così famoso che non ha nemmeno bisogno di presentazioni, lo Spitfire è uno dei modellini che non possono assolutamente mancare nella collezione di qualunque appassionato di aviazione. Elegante e slanciato come pochi altri aeroplani nella storia, il capolavoro di Sir Reginald Mitchell è stato riprodotto in tutte le salse, scale e versioni da più o meno tutte le aziende specializzate in modellismo statico, dai modellini più classici in 1/72 fino a mostri come lo Spitfire in scala 1/24 della Trumpeter, roba che se oso prenderne in casa uno finisco in mezzo alla strada SUBITO.
Proprio per questo ho deciso di costruire il mio primo Spitfire nella classica (e più gestibile) scala 1/48, la mia preferita per quanto riguarda gli aerei della Seconda Guerra Mondiale e per farlo mi sono rivolto alla mia amata Tamiya con il kit n°61033, disponibile per poco più di 20 euro e che, a fronte di un prezzo di acquisto basso e abbordabile, sa regalare piacevoli momenti di spudorato modellismo.
Risalente al 1994, questo kit è uno dei capisaldi della gamma Tamiya e, nonostante abbia 26 anni, è un prodotto estremamente valido che è veramente difficile costruire male: i pezzi e gli incastri sono così perfetti che si potrebbe mettere un tubetto di colla dentro la scatola, agitarla con cura e, con un po’ di fortuna, potrebbe uscirne l’aeroplano montato. Ora, questa è OVVIAMENTE un’esagerazione, ma spero sia servita per farvi capire che, con kit come questo, si va sul sicuro: lo stucco sarà un ricordo lontano e la vostra unica preoccupazione sarà di quella di portare a casa una verniciatura fatta come si deve. Per questo, visto che tutti non fate altro che chiedermi “quale è un buon kit per iniziare?” ecco, questo è un buon kit per iniziare, che non vi metterà in difficoltà e, anzi, vi spingerà a migliorarvi senta troppe imprecazioni.
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Per cercare di rendere il modello ancora migliore, al prezzo di acquisto dell’aeroplano ho aggiunto una decina di euro circa, soldi necessari per acquistare un bel set di fotoincisioni e maschere adesive della Eduard per le cappottine trasparenti, così da poterle verniciare con cura e serenità.
Aperta la scatola ci troviamo di fronte il solito bel lavoro Tamiya: i pezzi in stirene grigio chiaro sono 58 mentre quelli in plastica trasparente sono 10. Il livello di dettaglio è elevato, le pannellature sono precise, in negativo e già “out of the box” è possibile ottenere un modello dalla resa molto piacevole. Le possibilità costruttive sono due e fra i vari pezzi a disposizione ci sono due diverse wingtip (le punte della ali, allungate o mozze), due parabrezza (normale e blindato) e due cappottine, una a bolla e una bassa e aerodinamica, il tutto per ottenere tre diversi aeroplani in tre diverse colorazioni.
– io ho scelto la versione <<b>>, con le più grintose wingtip corte e il parabrezza blindato, mi piaceva così –
Per quanto il kit non sia di quelli super dettagliati e non ci sia la possibilità – a meno di mettere mano al dremel – di posizionare flap, alettoni e timone a piacere, Tamiya vi dà comunque la possibilità di aprire lo sportellino laterale di accesso, in modo da metter ben in mostra tutta la cura che avete messo nella creazione dell’abitacolo e nella pittura del pilota, anche lui incluso nel kit. Per aiutarvi infine nella costruzione dell’aeroplano e nella sua verniciatura, Tamiya ha incluso nella scatola un bel foglio con tre viste del modello completato in scala 1:1, utili specialmente per la giusta proporzione delle mimetiche.
Insomma, prima di arrivare alla costruzione, ci tengo a specificare che questo kit di Tamiya è uno dei più sinceri e piacevoli che mi siano capitati per le mani: con un prezzo assolutamente abbordabile ci si porta a casa un modello facile da costruire, con il giusto dettaglio e che farà contenti tutti i modellisti, specialmente quelli in erba, che potranno così concentrarsi solo sulla resa fina dell’aereo senza impazzire dietro a stucco e pezzi che non vogliono saperne di incastrarsi. Oltre a questo aggiungiamo che Tamiya dal 2018 sta rivedendo la sua gamma di Spitfire con un nuovo set di stampi: al momento il nuovo kit (n°61119) è disponibile solo per gli Spit della prima serie (ma più avanti verrà rilasciato anche per le versioni successive, soppiantando il kit di questa recensione) e permette di ottenere un modello migliore e più dettagliato di questo (nella scatola ci sono anche le fotoincisioni “di serie”) ma ad un costo che si aggira attorno ai 35/40 eurini, da alcuni definito il miglior kit di sempre.
Anche se per molti è una attività un po’ da sfigati (molti miei amici/parenti/ex fidanzate la pensano così), il modellismo statico è una di quelle attività zen che possono migliorarti la giornata. A patto di non farsi prendere male da certi video che ci sono su YouTube con modellisti giapponesi che fanno robe assurde e che non ci si faccia prendere dalla foga di non riuscire a fare cose simili, quello del modellismo statico è un percorso dentro di sé, alla costante ricerca della propria perfezione, della propria manualità e della propria soddisfazione. Ci sono dettagli nascosti per i quali magari avete perso 4-5 ore e che nessuno vedrà mai, ma voi sapete che l’avete fatto e che c’è, e questo basta.
Nel mio percorso di modellista, ogni modello è stato migliore (ma non sempre) del precedente. Kit dopo kit ho imparato molti segreti e, cosa importante, mi sono circondato degli attrezzi e accessori giusti e questo Spitfire è stato il mio promo modellino costruito con l’aiuto dell’aerografo, gioia e dolore di ogni modellista in erba. Per la cronaca questo Spitfire è stato verniciato con un Fengda BD-130 da circa 30 euro e usando un compressore, anche lui della Fengda, da circa 80 euro, niente per cui rovinarsi.
PS. qualora vi steste chiedendo “ma l’aerografo è fondamentale?” la risposta è un sonoro SI. Con l’aerografo cambia tutto e, altra cosa, non è niente di così trascendentale ma ne parleremo a tempo debito in un articolo dedicato proprio a questo importante accessorio.
Procediamo con il montaggio. Per prima cosa ho verniciato il piccolo pilota: ho guardato numerose foto per cercare i colori giusti e credi di esserci andato vicino: per le braghe ho usato un blu XF-50 (Field Blue) mentre per la giacca ho giocato con diversi colori presenti fra la mia collezione per ricreare qualcosa che ricordasse la pelle. Alla fine mi sono divertito a ricreare un paio di baffetti sbarazzini al nostro aviatore della RAF, il risultato non è di quelli da mani nei capelli ma mi soddisfa.
– notare le cinture di sicurezza del kit Eduard ad abbracciare il pilota, la cui mano sinistra è pronta a dare manetta –
Completato il pilota ho proseguito con il cockpit, aggiungendo le varie fotoincisioni e giocando con le ombre per ricreare una situazione il più tridimensionale possibile, anche in questo caso il risultato mi ha soddisfatto. Da segnalare che ho aggiunto a lato del pannello strumenti alcuni cavi elettrici presenti nell’aereo vero (è sempre importante studiare foto degli aerei veri) e mancanti nel kit: per farlo ho pelato alcuni cavetti di rame e li ho dipinti di giallo opaco e successivamente li ho sporcati con un nero molto diluito.
– sul colore delle bombole ci sono diverse scuole di pensiero, io mi sono rifatto alle istruzioni Tamiya che le vuole verdi –
Completati gli interni ho chiuso le due semifusoliere e inserito la cabina di pilotaggio in sede, trovandomi di fronte la prima sorpresa di questo kit: nonostante l’accoppiamento delle due semifusoliere sia perfetto, ho fatto fatica a trovare la giusta posizione per la cabina di pilotaggio e ho dovuto smadonnare un po’ perché non ci stava. A questo si aggiunge il fatto che, una volta in posizione, la parte posteriore del cockpit era più alta della fusoliera, impedendo la corretta installazione della terza parte del cupolino (quella posteriore). A questo punto ho dovuto procede di lima e coraggio e il problema è stato risolto facilmente. Risolto l’affaire abitacolo, il resto della costruzione è proceduta in maniera lineare e l’aereo è stato completato in pochi semplici passaggi.
Completato l’aereo ho dato la consueta mano di primer e ho fatto il preshading con l’aerografo e del nero opaco, utile per far risaltare i pannelli dell’aereo dopo la sua verniciatura. Per fare tutto ho usato solo acrilici Tamiya o Gunze. La parte sotto della fusoliera è stata verniciata di Medium Sea Grey (Gunze H335) mentre la mimetica della parte superiore del velivolo è stata fatta utilizzando un Ocean Grey (Tamiya XF-82) e un Dark Green (Gunze H330). Per aiutarmi nella mimetica ho utilizzato delle biscioline di Patafix mentre le scrostature le ho fatte con una matita argento, furtivamente rubata dall’astuccio della morosa. Per fare i bordi d’attacco gialli e le coperture delle bocche delle mitragliatrici rosse il kit vi offre delle decal ma, siccome le odio, ho preferito mascherare e sfruttare il mio aerografo. Stesso discorso per la banda beige nella parte posteriore della fusoliera, anche lei verniciata.
Una volta completata la fusoliera ho terminato il modello con i carrelli, le maledette decal (le coccarde sono da fare apponendo due diverse decal una sull’altra, la prossima volta mi compro le maschere e le vernicio come fanno i pro) e due belle mani di trasparente per proteggere il risultato finale. A completare la faccenda ci hanno pensato le sporcature di rito e il filo dell’antenna, fatto da me tirando uno sprue sul fornello fino al diametro più realistico.
NOTA: nei commenti ci avete scritto per chiedere lumi sulle wingtip mozze: durante la guerra lo Spitfire venne prodotto in diverse versioni, tutte in cerca di adattare al meglio l’aeroplano alle varie condizioni di combattimento. Proprio per questo l’aereo offriva la possibilità di cambiare la forma delle estremità alari (che erano dei pezzi rimovibili) passando dalla forma tradizionale ellittica a quella del modellino, denominata “clipped wingtip”, utilizzata su alcuni Spitfire destinati al combattimento manovrato a bassa quota contro i temibili e manovrabili Focke-Wulf FW-190 con motore radiale. All’epoca vennero svolti diversi esperimenti e la versione con le wingtip mozze accelerava più velocemente di quella standard (una considerazione importante quando si affrontava l’FW-190) e accelerava meglio in picchiata. Migliorava anche il raggio di virata, che a 20.000 piedi era di 1.025 piedi (55 in meno della versione standard), un valore inferiore a quello del Focke Wulf (che era di 1.450 piedi).
Nonostante diversi errorini (su tutti il silvering delle decal) posso dirmi molto soddisfatto. Ora, se anche voi volete cimentarvi in questa costruzione, potete trovare il vostro Spitfire Mk Vb QUI. A presto!
Meccanico, chimico, pilota e fotografo. Sono molte le cose che so fare ma ancora di più quelle che non so fare quindi, invece che stare a scriverle in un CV ho preferito fondare RollingSteel.it!
Piccola domanda: perché le ali del modellino non sono ellittiche? Io lo Spitfire me lo ricordavo in questo modo, non con le estremità dritte.
Ciao Claudio. Durante la guerra lo Spitfire venne prodotto in diverse versioni, tutte in cerca di adattare al meglio l’aeroplano alle varie condizioni di combattimento. Proprio per questo l’aereo offriva la possibilità di cambiare la forma delle estremità alari (che erano dei pezzi rimuovibili) passando dalla forma tradizionale che giustamente ricordi a quella del modellino, denominata “clipped wingtip”, utilizzata su alcuni Spitfire destinati al combattimento manovrato a bassa quota.
All’epoca infatti vennero svolti diversi esperimenti e la versione con le wingtip mozze accelerava più velocemente di quella standard(una considerazione importante quando si affrontava l’FW-190) e accelerava anche meglio in picchiata. Migliorava anche il raggio di virata, che a 20.000 piedi era di 1.025 piedi (55 in meno della versione standard), un valore inferiore a quello del temibile Focke Wulf (che era di 1.450 piedi).
Al museo della RAF di Hendon, Londra, per una cifra molto ragionevole vi fanno sedere per una decina di minuti dentro uno spitfire vero, e ha queste ali con le estremità mozze. Siccome lo chiedono tutti, fanno tutta la spiegazione sulle ali fatte per i combattimenti a bassa quota. (l’altra lunga spiegazione è circa il fatto che ha il motore fabbricato dalla Packard)
Bell’aereo verniciatura e tecnica di invecchiamento impeccabili, meno realistica il posizionamento del figurino che non rende visibili particolari del cockpit dando al modello un aspetto giocattolo.
Beh, ti sei divertito eh?! (È sarcastico) il Tamiya 1:48 è una bellissima scatola, un pelo povera ma anche per un neofita va benissimo. Nella mia carriera da modellista ho realizzato più di venti Spitfire uno diverso dall’altro, con differenze anche minime o di livrea compreso anche il prototipo.
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