Contest letterario gratuito di poesia "La rosa, la cosa, l’anarchia del verso" - OUBLIETTE MAGAZINE

2022-07-23 03:28:14 By : Ms. Jammy Lau

“Ho scritto di te stanotte/ Ho composto una poesia mal scritta/ Fatta di lettere capovolte/ Errate cieche assertive questuanti/ Ho scritto asciutto e diluviato/ Ho scritto/ dopo aver vagato come una migrante/ fra poesie non mie/ che avrei voluto scrivere io/ […]” – “Il vizio di scrivere”

1.Il Contest letterario gratuito di poesia “La rosa, la cosa, l’anarchia del verso” è promosso da Oubliette Magazine, dall’autrice Antonietta Fragnito e dalla casa editrice Tomarchio Editore. La partecipazione al contest letterario è riservata ai maggiori di 16 anni.

La partecipazione al Contest è gratuita.

3. Per la sezione A si partecipa inserendo la propria poesia sotto forma di commento sotto questo stesso bando (a fine pagina) indicando nome, cognome, dichiarazione di accettazione del regolamento. Si può partecipare con poesie edite ed inedite.

Le opere senza nome, cognome, e dichiarazione di accettazione del regolamento NON saranno pubblicate perché squalificate. Inoltre NON si partecipa via e-mail ma nel modo sopra indicato.

Importante: cliccare su Non sono un robot, è un sistema Captcha che ci protegge dallo spam. Per convalidare la partecipazione bisogna cliccare sulla casella.

Ogni concorrente può partecipare con una sola opera.

N° 1 copia del libro “La rosa, la cosa, l’anarchia del verso” di Antonietta Fragnito edito nel 2022 dalla casa editrice Tomarchio Editore.

Saranno premiati i primi tre classificati della sezione A.

5. La scadenza per l’invio delle opere, come commento sotto questo stesso bando, è fissata per il 10 aprile 2022 a mezzanotte.

6. Il giudizio della giuria è insindacabile ed inappellabile. La giuria è composta da:

Alessia Mocci (Editor in chief)

Carolina Colombi (Scrittrice e Collaboratrice Oubliette)

Stefano Pioli (Studioso e Collaboratore Oubliette)

Filomena Gagliardi (Poetessa e Collaboratrice Oubliette)

Katia Debora Melis (Poetessa e Collaboratrice Oubliette)

Rosario Tomarchio (Poeta ed Editore)

7. Il contest non si assume alcuna responsabilità su eventuali plagi, dati non veritieri, violazione della privacy.

8. Si esortano i concorrenti per un invio sollecito senza attendere gli ultimi giorni utili, onde facilitare le operazioni di coordinamento. La collaborazione in tal senso sarà sentitamente apprezzata.

9. La segreteria è a disposizione per ogni informazione e delucidazione per e-mail: oubliettemagazine@hotmail.it indicando nell’oggetto “Info Contest” (NON si partecipa via e-mail ma direttamente sotto il bando), in alternativa all’email si può comunicare attraverso la pagina fan di Facebook:

https://www.facebook.com/OublietteMagazin

10. È possibile seguire l’andamento del Contest ricevendo via e-mail tutte le notifiche con le nuove partecipanti al Contest Letterario; troverete nella sezione dei commenti la possibilità di farlo facilmente mettendo la spunta in “Avvertimi via e-mail in caso di risposte al mio commento”.

11. La partecipazione al Contest implica l’accettazione incondizionata del presente regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

Accetto il regolamento Susanna Mastino Stella polare Stella polare di rara bellezza, mi conquisti, mi abbagli col tuo chiarore. Stella polare perfetta e surreale, non nasconderti e fatti ammirare. Stella polare adorni il cielo notturno con la luce dei tuoi occhi e con gioia mi sorridi. Stella polare cangiante e intensa, cancella i miei timori e questa notte splendi fiorente e senza fine.

– Accetto il Regolamento Franca Palmieri L’odore acre della notte

L’odore acre della notte che avanza induce a tardare a non voler entrare nel sogno distante è lo sguardo sul mondo vicino il freddo che percorre le dita e i passi stentati provano a salire cercando uno spicchio di luna piccola luce di un’anima in pena scorrono suoni sfocati nell’aria nebulosa fino al vuoto che circonda la paura e lì cadono incapaci di dire quanto è bello il miracolo dell’amore.

E poi, non hai tempo, per truccarti e farti bella, sei in luogo di guerra, con la troupe a farci sapere, a farci vedere le atrocità di una strana umanità. Rischi d’esser presa, rischi di essere colpita, e noi seduti in salotto a fare commenti, a fare gli strateghi, quelli che capiscono e giudicano. La trincea mi è così lontana, e io mi sento vicino a te, con il cuore a pezzi e la voglia stretta nei denti nel sentirti dire che tutto è finito, e può tornare la vita.

Angelo Napolitano Accetto il Regolamento

VENDEMMIA E tutte le mie fate, quella sera, posate le ghirlande sul gradino, si sono mescolate alle mie labbra, alle mie braccia, quasi rinverdite, e tutte… oh si… ma proprio tutte insieme le ho baciate… E prima di dormire ho detto loro: “Fate fare frutto alla mia vita, al mio sorriso vivo ed alle aspre lacrime cocenti; al seme macerato nella terra… Vado a dormire. E voi… non ritardate a scorgere il fiorire dei miei semi, lo scorrere del mio sorriso pieno, delle carezze… piano… sulla fronte… Vi sto nel sangue, e vivo insieme a voi. La buonanotte ve la do così, immersi tutti in un dolore antico, che spacca il cuore e lo sparpaglia in cielo… e aspetta che la pioggia della vita in terra lo riporti a fecondare quelle ghirlande messe sul gradino…” Così, spremuti gli acini dell’uva… possiamo condividere il buon vino.

Stupenda poesia, bellissimo il titolo. “Oh sì … tutte insieme le ho baciate … “E tutte le mie fate, quella sera … ” di quale sera parli?

Grazie. “Quella sera” è (sarà) l’ultima. Mi vado preparando, e vorrei anche preparare gli altri; dare loro una chiave di lettura positiva della “Vendemmia”.

Complimenti! Mi piacerebbe leggere qualcos’altro di te.

Anche a me farebbe piacere altro di te. Amministro il Gruppo “Arte.. parole & poesia”. Lì trovi altre mie cose. Grazie

DISTANZE I tuoi passi sono nebbia nei miei pensieri Come gocce che sciolgono questo canto Spremo ancora il seme per l’ultima stagione Mentre la danza dei ricordi inizia E poi sento i suoni lontani e distinti maleodoranti di infinito amore con le case che si svuotano alle paure e la voglia scatenata che incalza

Le poesie sono sterili amanti che disseminano nuove voglie creando il vuoto nelle distanze mentre il meglio deve ancora venire Reduce dal mio tormento desidero ancora e ancora impigionando i saggi in bottiglie di vetro mescolando il vespro con l’infinito.

Potresti finire così con le mie note chiuse e le mani vuote e invece celebri nuovamente il mio amore con lenzuola sporche di poeti scalzi sulla città silente si sirene e campane che mordono il passo sul finire di un giorno perso.

Patrizia Arace dichiaro l’accettazione incondizionata del regolamento e l’autorizzazione al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016).

PARLAMI Oggi che sono pronta ad ascoltare parole nude. Non narrarmi di capelli lunghi né di fianchi piccoli e sodi né di sguardi appassionati né d’impetuosi amplessi. Adesso Che un vento tenue accompagna questo amore verso la linea orizzontale Parlami delle rughe, dei seni cadenti, dell’abbraccio gelido della malattia. Parlami della forza dei vecchi tronchi che ancora tendono i rami verso la luce. Parlami del granello di sabbia che nell’ostrica si ciba di tempo per raggiungere la bellezza. Ti prego Lascia che il fiume del passato scorra nell’alveo dei ricordi. Adesso Che ho tolto tacchi a spillo e abiti troppo stretti Servono parole di seta per aprire nella nebbia percorsi di vetro.

Ines Zanotti Accetta il Regolamento

“Grazie Natura!” S’alza il sole di un giorno nuovo, mi guardo allo specchio e chi ritrovo? Pelle pulita, vellutata, riposata: del tuo aspetto sono ammaliata. Se poi m’arrabbio e imbroncio ti abbruttisci, mi sento uno straccio. a volte sei vanitosa, ti metti in mostra, dal pennello del trucco diventi luminosa. Che bella sensazione accarezzarti coccolarti, massaggiarti e…amarti! Cara pelle, fai parte della mia vita sei il primo vestito donato alla nascita. Ora stai invecchiando e ti ammiro coraggiosa mi difendi dal tempo crumiro… In codesta poesia racchiudo tutto il bene: “Grazie di cuore alla Natura” per la mia pelle e il suo gene!

Fanciullo di guerra La notte in cui tutti dovrebbero godersi un sogno dovunque in un sonno qualunque un attacco imminente paventa il nemico perso in un mare, in un cielo ormai non più terso crudele e vigliacco chi causa il tuo sguardo pietoso disperso nel vento di un tempo ormai uggioso rumore assordante di bombe malvagie lanciate a capocchia a colpire chiunque battaglia senza nome, senza lode perversa e avversa ad un mondo normale empio tiranno , tristo sciacallo che fai cadere lacrime ormai asciutte in un viso bagnato dalla pioggia che cade noi da lontano ascoltiamo il tuo urlo muto dalla troppa distanza ma tu non rimanere mai sordo al nostro pregarti di donarci il perdono per questo tedio gioco che gli uomini miseri adulti chiamano guerra. Alessio Asuni Accetto il regolamento

Se tu mi ascoltassi, invece di metterti i tamponi nelle orecchie, ci sarebbe intorno un dolce sussurro di fiori in boccio. Il mormorìo di ruscelli festosi. Un fruscìo di farfalle in volo. Il silenzio abbagliante dell’arcobaleno! Ma tu non odi, la tua apatia ti trascina in un gorgo senza uscita e nuoti nelle viscere pericolose di cascate violente che vogliono annegarti. Butta via i tamponi Cuore mio! Ascolta il vento che muove le onde e i fili d’erba del grano che sfameranno il mondo! Ascolta la pioggia che lava tutte le impurità e nuota nel fiume che porta alla riva di tutti i giorni costruiti nella pace e nella fraternità. E l’amore? È qui, nel cavo delle mie mani, prendilo e ascoltami se puoi!

Meraviglioso concorso. Augurissimi e complimenti vivissimi!

Mi hai insegnato a dire “ti amo” come se fossero le parole più semplici al mondo. Che l’amore nasce nei modi più strani, tra le persone più diverse. Che tutto il resto, poi, non conta più. E che, se non ti avessi trovato, ti avrei rimpianto per tutta la vita.

© Daniela Giorgini – Accetto il regolamento

Si chiudon le brame del buio di chi dipinge la vi- -ta di bri- -vidi dolci, come l’affetto che fendi sui bi- -sogni con i grandi fuochi dei cupi custodi, della fi- -bra benché si- -a in faccia alla paura che cura sghemba gli abbagli dove vi- -bra in- -finita oggi. La vi- -ta umana. La in- -certa. Ma ancora di più. Sì. Molto in- -tensa in fondo. Tu. Oh sì. Questa, Conforto. Di più.

Fiorella Frandolic Accetto il regolamento

Ho comprato una borsetta nuova è grande, con tanti scomparti, c’è posto per tutte le mie cose pettine portafoglio telefono foto. Ogni sera la vuoto per meglio sistemare gli oggetti da portare. Mi hai regalato un’agendina dove scrivere i miei appuntamenti aperitivo con le amiche un film dentista andare da mia madre. Ma come le giornate che scorrono è un ordine fittizio non sono brava a mettere punti fermi confondo le tasche, sbaglio le date. Che bello sarebbe un mondo senza bisogno di pesi da portarsi dietro e i giorni liberi, colmi solo di sorrisi e di sole.

angela rosauro accetto il regolamento

ritto lo sguardo di luce riflessa rimbalza fendente di libertà mai donata né volge alle minute chincaglie memorie di tramaglio destino

si alza in volo ha le ali e ingegno

inciampa il coraggio e il respiro ad andare per rupi per lupi il tumido ansito s’infitta al passo mai domo di nero di sterco di ardito volo di tutti gli uomini soli e nudi puranco in india o su per le vene in solitario equilibrio invece stiamo

Vortice che libero trascendi dall’antico spazio in te previsto, sfiorando quei vertici che t’affiancano/ per poi con essi ascendere  nel Cerchio che tutto comprende, sai bene di dovermi la vita, conosci alla perfezione quel trascorso momento/ in cui io con lui fummo Uno, giocando ancora quel sapere che la coscienza non ignorava. Se ti guardo… son sola! Venti universali ogni memoria han trascinato via e il tuo  persistente rollio ora solo per me si stringe. Fiamma che avvolge, dolore che ritorna, certezza assoluta d’esser sì desta, ma disperatamente prima che lui lo sappia!

Piovono come bombe fuochi d’artificio su bambini in un plenilunio d’estate.

– – Angelo Bonanno si accetta il regolamento

L’IRA L’ira dilania cuori di insensibili membra nutrendo con rancore anime dimenticate. Sorride la tristezza di fronte a tal furore d’incenerito amore che il vento soffia via. La rabbia è il focolare dove l’ira si nutre fulcro di un sentimento che alla vita sfugge. L’ira è in ogni essere che la forza del cuore dovrebbe rinnegare se muove distruzione. L’ira è un’arma impropria che in mano al maligno attecchisce mettendo profonde radici… ed è la fine…

FINOCCHIARO JOHANNA Accetto il regolamento

LA DANZA Le stelle filanti danzano, nuotano libere di vanità Sono pesci in una boccia, un palco antico di verità Il vetro si è scheggiato ma ne riflette ancora l’ego Impronte di marmellata Calco quella terra, incantata E lì annego Senza sosta e senza veleno, sbattono i piedi le stelle filanti La testa si stacca Voglio danzare con loro il tempo di un attimo

Mario Badino. La poesia è edita («Santificare le feste», END 2019). Accetto il regolamento.

E la lentezza sola | potrà salvarci dentro – credi anche tu nel mito della fretta? – Percorreremo a piedi | le strade cittadine e, superata l’ultima cintura, l’asfalto di campagna | sopra le buche vecchie, nel sole e nel rumore di cicale.

E, misurando a piedi | lo spazio in cui viviamo, noi ci riapproprieremo della terra, portando ai nostri piedi | la pista che i furgoni calpestano veloci con le merci: gli osciàni, gli ipercòpi, | i re merlini pieni non sono mai sembrati così vuoti.

Le dieci. Esterno giorno. | Riprendo dalla terra: l’inquadratura coglie un poco d’erba, appena qualche ciuffo; | più in là il parcheggio pieno con la sua latta colorata in mostra. Mi giro verso i campi, | cerco presenze amiche oltre lo sporco dei rifiuti sparsi

e vado in là, testardo, | verso gli ulivi grandi, le strade immaginate in mezzo ai tronchi, i lunghi corridoi | invasi dalla luce. È giorno pieno come poche volte e, camminando, sudo | la mia insoddisfazione, la caccio via dai pori della pelle.

Ora del pomeriggio. | Perché imbrunisce presto e il freddo di quest’ora non dispiace: pare che porti pace | alla mia mente scossa. Riporto i passi svelti verso casa e godo delle luci | della città vicina,

ignara del mio affetto smisurato.

VERSO IL MARE APERTO Come un fiume in piena Abbatto gli argini che il pensiero impone Nulla mi può fermare Né orgoglio, ne giudizi e pregiudizi Continuerò imperterrito verso la meta prefissata Giungerò sporco e insanguinato Ma poco importa Mi laverò di ciò che è stato sfociando in mare aperto E non avrò paura se non so nuotare Dalle onde mi lascerò trasportare Attraverso questo lungo viaggio che saprò consapevolmente affrontare

GIAMPIERO FENU Accetto il regiolamento

Ti ho amata tutta, dalle cime delle tue montagna al fondo del tuo mare.

Ti ho amata sempre, lungo i corsi delle tue cicatrici, sopra i tuoi alberi e fin sotto le loro radici.

Ti ho amata tutta, lungo i sentieri dei tuoi boschi e dentro i tuoi rifugi.

Ti ho amata sempre, oltre le nuvole delle tue giornate, fino al sole delle tue risate e ancora oltre verso l’infinito nei tuoi occhi.

Ti amo sui rilievi dei tuoi nei e nelle valli delle tue gambe ove cavalcano i miei fianchi.

Ti amo tutta, oltre il clamore del successo, oltre il rumore degli applausi.

Dichiaro di accettare il regolamento del presente concorso.

Visione Marina Mormorio che suscita sana agitazione Audio che senza filtri solari diventa ossessione Ha schiuma col biglietto di sola andata Ma torna a casa per lavare i bianchi sassi Tragitto obbligato per chi è isolano che piange quando parte E quando non può partire Fa fuggire la tristezza dai cuori afflitti E vuota le tasche con i prezzi degli affitti Ci vado d’inverno per vederlo e sentirlo Però ogni volta l’anima riempie Che oscilla cadenzata come il suo moto Fino a colmarla di sale perché duri Il mare fa come gli amici che Al caffe mancano quando devono pagare invade il tuo giaciglio Ti allontana dallo scoglio Onde per cui è doveroso rispettare il mare.

INNO ALLA PRIMAVERA E la primavera si veste/ si orna di verde ed esce/ Di fiori si agghinda/ meravigliosi come su tela dipinta/ Profumi nell’ aria diffonde/ come solo lei sa fare, d’altronde/ È allegra, ricca, entusiasmante/ e, dopo l’ inverno lungo e prostrante,/ agli occhi ridona luce/ e all’ animo distensione e pace.

Libertà Scrivo il tuo nome su, su nel cielo nei lembi d’azzurro dove si posano i miei occhi. Porgimi la mano lambirò le nubi, senza te sono un bimbo senza memoria con le favole sotto la cenere. Porgimi la mano quando sarò stelo d’erba che cerca il suo sole. Non fuggire nella profondità del mare, non morire nell’onda, l’anima mia la cavalca e riempie la vita col tuo nome. Libertà donami ti prego un frammento ribelle da mettere addosso come un vestito. Giuseppina Carta Accetto il regolamento

IN FACCIA TI RIDO Accumulo croste di fiabe messi di melme cromate da inconscio manipolate un bene sciagurato che anela l’arcano della dannazione mentre scendo nel buco a rovescio con sorriso su labbra dementi prendimi cielo sgraziato la mia tinta vinaccia ti dono prendimi ora che turpe mi fotto l’aurora su prati di muse sfiorite di linfe seccate alla fonte in faccia ti rido.

l’accetto il presente regolamento e autorizzo al trattamento dei dati personali ai soli fini istituzionali (Gdpr 679/2016). Il mancato rispetto delle norme sopra descritte comporta l’esclusione dal concorso.

Arsura, canicola e plastico sudore in questa triste Estate.

Se solo vi fosse filo d’una brezza sottile che arrivasse fino a te, a scompigliarti insolente i morbidi capelli e me ne restituisse il lontano profumo: una timida risacca di notturni silenzi forieri di verità al mio cuore ormai lasso.

E mentre l’alta luna veglia algida sovrana, piano respiro incerto l’anelito dei tuoi sogni …

IL TANGO Il Tango attraversò la sala e si inchinò davanti alla Mazurca. «Balliamo?» le chiese. Lei si alzò e danzò con lui un ritmo ternario, infilando a gancio la gamba tra le sue. La Foglia sentì il picciolo che tremava senza sosta e mentre si staccava disse al Ramo: «Ci spogliamo?» prima che il vento la volasse via. Arrivò planando a terra senza udire la risposta. All’Arancia del giardino, mentre il contadino appoggiava la scala: «Limoniamo?» chiese succoso e temerario il Mandarino. Si incontrarono, fianco a fianco, nel cestino. Ancora piegata, la Coperta aprì l’armadio, si avvicinò al letto con passo languido e disse al Materasso: «Mi stendo?» e si andava srotolando profumata, e nel frattempo una dietro l’altra saltavano le molle, all’impazzata. Il Piede destro mise un calzino di seta trasparente e disse alla Scarpa di camoscio: «M’infilo?» Anche la sinistra allentò la stringa, quando la destra piego la sua linguetta per l’entrata. Il Sassofono, mentre il maestro si accingeva a dare inizio al concerto, fece l’occhiolino alla Tuba bassa che gli stava accanto e le chiese col bocchino: «Trombiamo?» Appoggiata allo stipite della porta, la Scopa vide disteso il Pavimento della cucina, pronto. Il tavolo, le sedie e perfino il quadro della natura morta appeso alla parete trattennero il fiato. «Sono stanca» disse stremata la ramazza «per oggi ho dato» (Ah, l’amour!)

IL MARE ALLA TUA CASA

Scenderò le pendici dei tuoi occhi dalle rupi dell’iride filante e cadranno pensieri in trasparenza nei veli della luce che fonde il tuo viola fra getti d’onde scivolerà lo sguardo le sue schiume e porterà i suoi fiori alle pupille

Catturerò le stelle alle burrasche e dagli abissi raccoglierò le lune scendendo le cascate dei tuoi occhi e dal mio cuore cadrà acqua che canta e porterò sui flutti il mare alla tua casa.

Bellissima. Delicata, Arguta. Spiritosa. Fantasiosa. Sfugge agli schemi consueti; la mia lettura termina con un sorriso, e con una riflessione che mi è consueta: Tutto ciò che attrae e verso il quale c’è attrazione può rendersi strumento per fare esperienza col sacro. In genere mi riferisco a due corpi umani, dello stesso sesso o di sesso diverso; il più delle volte, stante il mio genere maschile, dico che Donna e Cattedrale sono luoghi sacri nei quali e per i quali si può vivere l’esperienza del sacro. A ben riflettere, è una legge universale, a cominciare dall’attrazione tra Luna e Mare.

E mi si ferma l’anima, non più tu a battermi nel cuore, io, il tuo alito, tu, la mia pelle, noi, l’amore dentro la carne, dentro, dal momento in cui il cielo m’ha trafitta.

Quella speranza, che io non sono, con morbide lettere ha costruito un nome, e tu, in me, ma lontano, così nascosto da poterti solo sfiorare.

Il primo gioco segreto, con le mani mi carezzavo aspettando l’attesa, così certa di vita, così sottile luce, ma tu, difficile da trattenere, del paradiso ti sei fatto raggio nel distacco impossibile del sangue. E vorrei tenerti in grembo come un fiore.

(Monia Minnucci, accetto il regolamento)

MIRIAM BRUNI, ACCETTO IL REGOLAMENTO

Quanti brutti incontri ci evita la sorte. Ma quante perle rigettate in mare per non saperne riconoscere il valore, non accettarne fino in fondo l’inedita funzione.

Vorrei sentire qualcuno (finalmente) a gridare forte : “basta armamenti” ! Vorrei vedere i capi di stato a fare qualcosa di giusto una volta tanto … a ribellarsi … ad arrabbiarsi … a incavolarsi come si deve contro coloro che creano certe porcherie … contro chi ammazza la gente … anche (e quasi sempre) quella che non c’entra niente ! Sentir dire ancora nel duemilaventidue che si stanno ammazzando tra fratelli … gente sicuramente creata nemica senza ragione da un qualcuno senza cuore … con in testa solo interessi … solo denaro e solo colpi di cannone ! Qualcuno che addirittura si diverte a far demolizioni ! Poveri noi che concia … poveri noi in che mondo viviamo … e poveri i nostri giovani … che sono si il nostro “futuro” ma che si ritroveranno tra le mani un mondo rovinato da un’altra inutile guerra voluta da gentaglia che nella testa sicuramente non hanno il cervello … hanno dentro solamente (molto … ma molto sporca) cattiveria mischiata con solo ghiaia e terra !

La fine della rosa Ramingo peregrinavo alla ricerca del farmaco della vitalità, -steso all’ombra di una palma- nel mentre l’occhio del sole fissava le mie tenui tracce ed una pioggia rosa attutiva le ancestrali pene. Girovago andavo alla questua del perdono per le passate nefandezze con gli occhi languidi per impietosire i giudicanti. Ma nulla si compiva ed era giusto così. A tentoni mi spingevo per un universo ai più sconosciuto, scontrandomi immemore con l’azzurrità delle galassie infinite. Mi è capitato di vedere miriadi di stelle cadenti senza esprimere fatui desideri. Mi è capitato di cadere senza che alcuno mi tendesse la mano con gestualità amicale. Alla fine del percorso come dono forse impietoso urlava il vento soffiante della vita eterna sedotta ed inerme. E giunse così il destino puerile del pianto di dolore a decidere l’ignara sorte -per la vita e per la morte- di una turgida rosa falciata e sulla terra incolta abbandonata.

Dichiaro l’accettazione del Regolamento: Michele Pochiero

Un’altra primavera e’ nell’aria e dentro il cuore germogliano i pensieri fluttuano tutti’intorno e nell’anima, incipit di sogni e speranze sopiti dall’ora ingrata nel tempo avverso, rinascono ai nuovi colori vestiti di luce riflessa nella stagione promettente. Quanto dolore ingoiato con la polvere e quante ferite bruciano, mancanze, perdite, desolazione e fiumi di parole alla deriva, si nuota a quattro braccia per rimanere a galla. Ma verra’ presto un momento un ora speciale dove le tenebre si dilateranno il giorno schiarira’ e le parole voleranno alte, sopra un campo variopinto, in un cielo terso attraversato solo da uno stormo di rondini. Accetto il regolamento

è una notte calda Non riesco a dormire Non so dove stare. Provo a uscire di casa La notte è bellissima C’è un poco di fresco. Nonostante sia tardi Bambini lontani Gridano, giocano: Un ricordo mi assale. Guardo in alto Neppure una nube. Provo a contare le stelle Ma ce n’è sempre Una che manca.

Nella giornata mondiale della Poesia dedico questi semplici versi a tutti i miei amici Poeti e a tutti coloro che credono nel potere delle parole e della loro forza. Le parole hanno un peso sempre,nel bene e nel male… Le parole possono uccidere, illudere, accarezzare :facciamone sempre un buon uso, perché c’è ancora chi nelle parole semplicemente ci crede

Siam tutti poeti non lo sappiamo finché un bel fremito ci prende per mano. In molti mi dicono “Perché sprechi tempo a scriver parole? È cosa futile, senza valore!”. Altri mi guardano con aria smarrita se parlo di Sogni, di versi, di vita. Un giorno un signore con aria arrogante mi disse: “Poeta non servi, le ricchezze son altre! Non servono i versi, son solo utopie, il mondo non cambia, non dire eresie! Rassegnati e inchinati al Dio denaro, è l’arrivismo che porta lontano. Gli amori che canti i fremiti, il mare, son chiacchier scontate lasciale andare. Svegliati illuso, straccione, poeta, posa la penna, cambia la meta.” Dopo che accolsi con pena nel cuore il vuoto e l’amaro di quelle parole, notai sul suo viso quel brutto colore, di chi usa proiettili e non le parole. Così sorridendo con gentilezza l’ho ringraziato per tanta saggezza: “Mio caro amico sai che ti dico? Forse hai ragione! Il mondo è dei ricchi di chi si crede padrone. Adula sempre il tuo amato denaro illuditi pure che ti porti lontano. Sai caro amico puoi essere ricco, pieno di donne di case e profitto, però è tanto triste vedere e notare il tuo povero cuore che si affanna ad amare. Non vibra, non trema, non prova emozione, tu sei più povero di un vecchio barbone! Puoi comprar tutto, l’oro, la seta, ma non la bellezza dell’esser Poeta. Io preferisco ai tuoi ingenti guadagni che sia la mia penna ad accompagnarmi. Affannati pure col tuo guadagnare, a noi poeti basta il Sognare! Adesso ti lascio al tuo Dio padrone io vado a godermi un raggio di sole. Ricordati amico esiston le albe, il mare, i tramonti tienilo a mente mentre fai i conti! Esiste la vita con la sua essenza non farti uccidere dall’apparenza!

Mariella Foggetti Accetto il regolamento

IL COLORE DELLE NUVOLE E’ nell’aria, stagione di nuvole maestose, astri luminosi che incantano la mente, sognatrice temeraria. Tutto è in quella materia impalpabile, e niente. Nell’aria rovente come bianche statue le nuvole accarezzano le cime dei monti e l’orizzonte. Paesaggi di acqua, di mare, di foreste; nubi grevi, altissime, tra l’ondeggiare delle fronde. Cielo sfumato di rosso, o di rosa, gregge di pecorelle, nell’aria luminosa.

Paola Cuneo Accetto il regolamento

Accetto il regolamento, Roberto Marzano

Sono figlio di un distico d’infradiciate metafore particella mutante sinestesia persistente.

Coniugato all’incerto di elegie basculanti sillabeggio beffardo scavando fosse comuni zeppe di anafore e accenti condizionali condanne al verseggiare perenne ‘ché l’aggettivo straborda sopra gerundi ammaestrati.

DAL BUIO CADENTE Velati gli occhi, già vecchia fanciulla dal mutile intero scolorito, mi lascio bagnare dal buio cadente, freddo e sottile, ai bordi di un’alba impagliata.

Davanti a me, ombra scissa dal cono della vita, un pulviscolo d’anima, in vertigine, rasenta il cieco albore colloso di sole, senza far rumore.

Vorrei essere ebbra, e dalla matassa nero-grigia del tempo scivolar via, guizzando, lungi dal futuro che muore con me, la mente sospesa, con te, qui e nell’ore eterne.

Così, carta straccia vogliosa, svolazzo, incipriata la bocca oscena, sull’ossa la pelle lassa, sfrontata molla di carillon in moto per evocar magie, per svellere amor da torpida foschia.

Felici sono il re e la regina nel reame che vivono coperti di seta e stoffe rare negli agi del dominio e del regime tra ori, gioielli e pietre pure. La cultura del potere e del disprezzo contro quella della luna dentro il pozzo.

Felice è il servitore del padrone che ha imparato a viver nel disdegno, a chinar la testa per un po’ di pane e tenerla curva come il cigno nello stagno. È la sudditanza che dall’alto versa al basso vivere tra il lusso ma rosicare un osso.

Felice è il contadino che serve il re e la regina fornisce cibo e vino per soddisfar le loro voglie versa fatica e sudore per qualche monetina e per aver diritto di poter picchiar la moglie. È la legge astrusa dei gradi superiori per aver autorità sui ceti ausiliari.

Felice è la moglie percossa dal contadino che può picchiare i figli che hanno fame, non possono studiare ma loro è il destino d’essere felici nel poter picchiare il cane. Ma il cane orina nei tini con il vino pei reali e la storia ricomincia ad assegnare i ruoli.

Vorrei avere gli occhi solo per la bellezza la bocca per i baci le mani per le carezze la mente per la conoscenza i battiti del cuore per una musica di pace le parole per una poesia.

Raffaele Di Palma accetto il regolamento

Buio attorno rumore di mitraglia mi circonda.

Ma è solo vento e pioggia che si schiantano sui vetri.

Oggi mi sono svegliata e c’è il sole, ma non per tutti.

TRENTA DENARI Trenta denari sotto Giuda impiccato, trenta denari tra polvere e sputi, tenta denari d’argento per un piccolo bacio d’amore mancato. Ed un corpo, ora, dondola freddo nel vento.

Accetto il regolamento. Antonio CROCE

Volo, MesSaggero d’A.more, Intorno al tuo Volto. EcCelso Monu.mento! Ai tuoi occhi atTingo la Pur.ezza, dalle tue la.bbra racColgo un Sor.riso Il C.U.O.R.E v i …b r ….a s e n s… a…..zioni d’ a.more. e m.orte; di r.OSE e SPI.ne. Tra un’Alfa e un omega, il RESPI.ro di VIT.A Fra un Sé ed un ma. Emozioni d’a.more soFFIano al tuo cuore con un ce.spuglio di rose ed una lacrima di ru.giada,

Ho visto nei vitrei occhi diamante d’un bambino che scappa impaurito un mondo che lo vedeva sognante, in cui su un drago volava spedito. La sua bianca casa non era distrutta, una camera di giochi piena aveva, nel suo giardino gli alberi e la frutta, e soltanto il mostro sotto il letto temeva. Intatta e gioiosa era ancora la scuola, i suoi compagni col loro bel banco. Nessun carro armato, nessuna pistola, nel cortile poi giocavano in branco. D’un tratto quel cielo di tante speranze si vide privato, divenne freddo e scuro. Un missile, poi boati e ambulanze, divenne incertezza il sognato futuro. Ora quegli occhi non sono più accesi, la guerra di martiri ha riempito le tombe. Quel bimbo riposa, coi sogni distesi, nel cielo tremendo urlan le bombe. MARCO RIZZO Accetto il regolamento

Fino alla fine del tempo

Trovarti in me non è stata una sorpresa. Ci sei sempre stato solo me n’ ero scordata. Ma da un po’Ti sento e non ho più paura nemmeno nella notte più buia. Sei nel mio cuore vibrazione e calore. Sei aria pura di mattini freschi. Sei vita e sogno di riscatto. Luce di spade che difendono verità e giustizia. Rimani nel mio cuore che ne ho bisogno. Tu donami equilibrio e tolleranza. Fino alla fine del tempo.

Vellise Pilotti Accetto il regolamento

Che bei versi! Riecheggiano ciò che mi sento dire a mia volta; delineano una situazione che conosco da “ospitato”, mentre tu la vivi da “ospitante”. Il bello è che le posizioni sono interscambiabili. Complimenti vivissimi.

Disforma l’attesa a compièta fremendo i quietanti fonèmi di rito giocosa ipàllage lieta divaga ma è vera ordalìa de lo joco jocundo altroché se lo è se fàbula attenta aurate finzioni verbate così ad libitum ! Sì di ritorno però e violenta à gogò. Dissolta la bella monologa sparsa irrequieta di vento ariosa ariosa deambula inquieta apolide in situ glutendo la scorza e abboccando fors’anche vermiglia se piglia la preda di crudo e sboccando la perfida (oh quanto perfida lesta pazzigna ammesso comunque che dura così). E se fosse soltanto…?

Ah ma che fragile gioco di stacco di scorcio per ogni propaggine a tempo d’un brivido a passi di breve cadenza appunto dicevo propaggine a tempo di danza fuscello. Ma sì che è proprio così tam gaudioso tam blando tam tam tam bla bla blando e però non so se e però non so quando e nemmanco so quanto di sette presenze di guitte sapienze sapienze di guitti smaccate finzioni trigrammi di noia non so costassù proprio no ma so che per ogni gridino-civetta gridaccio perdunque di notte mi passa un efèbo assonnato nel grembo matrigno tam gaudioso tam blando tam forse pazzigno da madre così. E se fosse soltanto…?

Coraggiosa e dotta ripresa di un futurismo che ha lasciato il segno nel poetare italiano. Complimenti.

Sere stanche Dovresti vederle le mie sere rose di lontananze a bermi l’anima sfrangiata dalle tempeste cerebrali. E il mio discendere insicuro fra le pietre disperse, macerie nei silenzi invasi dallo sciacquio vuoto delle piogge. E hai forza a dire che questo tempo ci compensa, liberati alla fine dalle sue maglie irridenti e dall’ostinata negazione della luce… Sto in un piccolo riparo rorido di stagioni sgrondate, senz’altra colpa che il mio cuore ed il suo tamburellare stanco.

Un’ idea di poesia,oggi

poesia… parole antiche come la vita intrecciate per nuovi significati che s’insinuano sottili aguzze come lame secche come spari…

parole d’illusioni e d’amore che danno voce alle emozioni intime palpitanti tenere come cuccioli d’accudire parole che fanno viaggiare la mente che non conoscono barriere

poesia… sinfonia di colori e di sensazioni per tutti un tesoro immenso solo che lo si voglia…

ma oggi è più arduo che mai in un mondo alieno, cinico sordo al richiamo della tortora e intriso solo del Dio Denaro…

in un mondo dove ancora e sempre echeggia la parola guerra e molti troppi uomini infangano la propria dignità con disinvoltura…

in un mondo dove chi fugge da violenze miseria e disperazione trova barriere d’odio di egoismocanaglia assurdo…

in un mondo ancora straziato da lotte intestine per insensate autonomie calpestando ogni sentimento di solidarietà e comunità…

in questo mondo bisogna impegnarsi per mantenere accesa e far risplendere la luce della poesia

Sono il cielo, e domino il mondo, da quassù lo vedo, bello e tutto tondo Vedo i paesi, le città, le montagne, il mare, non finisco mai di guardare. Vedo l’uomo che corre senza posa, fa tante cose e mai si riposa. Da quassù vedo tante meraviglie, vedo gli alberi che con il vento, muovono le foglie. Vedo le barche che accarezzano il mare, vedo i vulcani che si mettono a fumare. Vedo le campagne , che producono i frutti, vedo natura e foreste distrutte. Vedo la notte che rincorre il giorno, giocano e dicono, tu vai e io torno. Ma spesso la malinconia mi piglia, e le mie lacrime, bagnano il mondo, questa meraviglia. Cambiano così le quattro stagioni, ma il caldo e il freddo , non mi fanno impressione. Le nuvole quasi sempre mi fanno di contorno, di notte e di giorno, c’è l’ho sempre attorno. Cambio colori , faccio una magia, la notte le stelle mi fanno compagnia. Le stelle che della luna sembrano stregate , la guardano sospirando tutti gli innamorati. Ma dopo il buio , arriva la luce, spunta il sole e porta la pace… L’umanità si mette in movimento, nasce la vita e sono contento. Pina Fazio.

Io vivo nell’acqua, nel sole e nel vento di questa mia terra smargiassa e suadente.

Mi nutro di stelle di capperi e olive, sdraiato su stuoie di sabbia africana accanto a una donna dagli occhi accecanti.

Viviamo l’amore su foglie di acanto, giaciglio perfetto per notti lunghissime, miscuglio di odori che spezzano il cuore.

Di giorno sorrido alla gente che pensa al futuro vivendo il presente, fra abbracci fortissimi mi libro nell’aria, planando leggero su chiese barocche, montagne di fuoco e teatri d’Oriente.

Accetto il regolamento Grazia Mastromarino

Tempo, vano truffatore, mi inganni. Tu che avanzi i giorni con l’incedere del tempo che traccia segni e segmenti di autore. Tempo vanità, speranza. Anche quando non ci sono mi insegni a respirare e quando un cuore si spegne un altro ne riaccendi. Tempo a te un sorriso da me da lei da lui da tutti e tutti domani saremo l’Universo. Noi andremo via Tu rimarrai nel Tempo.

Il diavolo seduto sul letto il fuoco nello stomaco sulla mensola la Bibbia e l’enciclopedia

il mio silenzio ribelle la grata tra me e il mio cuore tra il mio broncio e il tuo sorriso la speranza intrecciata.

Vuoi venire a casa bimba mia?

Fumo dietro il paravento non più troppo piccola per non capire

e la messa al mattino nella piccola cappella panche di legno lucido profumo di cera

il pennino stretto fra le dita incerte come i primi passi nel mondo un velo nero fra me e la felicità.

Il grande cortile alberi maestosi cent’anni di stormir di cime cent’anni che aspetto che ritorni

nell’angolo verde più nascosto lontana dai giochi un solo desiderio: andare oltre le mura

essere edera che straborda essere nuvola che s’allontana essere fulmine che spezza essere fuoco che brucia.

Chi non mi ascolta chi non ascolta la piccola anima mia ribelle?

Finalmente tu la mia mano nella tua: portami con te per le vie della città.

Il mondo non fa più paura e il posto più sicuro sta tutto stretto tra me e te

stessa inquietudine nello specchio chiaro tu in me io in te.

Giovanna Fracassi Tratta da: “ Nella clessidra del cuore” Rupe Mutevole Edizioni – accetto il regolamento

Il seme della mia sete sono le tue vecchie spalle.

Sei foglia essiccata tra le righe

indefinito figlio del sole sui miei specchi imperfetti.

Mi raggomitolo nel sottosuolo tra le mura che ho scarabocchiato.

Di croci mi sono nutrito sprofondato in superficie oltre l’ultimo chiodo.

Sei il legno della solitudine

l’orma di un’anima che non muore.

Sei diventato notte l’essenza del silenzio

il cielo che sposa la terra tra gli impenetrabili fiori.

Monade di padre nella solitudine di un volo

mi hai guardato in faccia nel dolore e

mi hai lasciato nel silenzio tra le fratture del cammino.

Sono stato un poeta a volte un soffio di vento

poi un animale raro o un inutile canto del gallo

ma nella fragilità dei giorni ho gustato il volo.

Ho scoperto luoghi sacri nel magma di una donna

e da questo non sono mai fuggito.

V Le cose nel respiro si piegano

a volte si legano oltre il filo del vivere e del morire.

Nel profumo della pioggia vivo tutto questo uragano.

Sei il cuore di un bambino che prova a raccogliere il cielo.

Non sei più nella carne ma nel morso di una poesia

in una scheggia inzuppata di luce

nella notte insonne tra le ore

sugli umani giorni rotti dal silenzio.

VII Anima impigliata che ha imparato a nascere

luce leggera di un volto che scompare.

L’aria ritorna all’aria dove le sirene cantano ancora

trama di vita che non dà tregua.

Sei così intimo nel mio silenzio

Cosa racconterò ai miei compagni di strada?

Metà vita ho sognato e l’altra metà l’ho scuoiata

dentro ogni sguardo che ho visto spegnersi.

Mi muovo tra filari di giorni

in invisibili trame figlie di radici

SAPENDO DI NON AVERE PIÙ TEMPO

Non sappiamo a cosa ci serve continuare a sperare nel futuro quando il presente è un buco nero il duro sentiero che ci riporta indietro

Lungo la strada che abbiamo perso ci nascondiamo come peccatori nel labirinto di un ultimo verso di una dannata incredibile poesia

Lasciamo che sia la sola bandiera l’inespugnabile baluardo del sogno il bisogno di credere che davvero un Dio ci possa di nuovo salvare

Non ha più voce la nostra voce siamo muti come un muto silenzio di fronte alle lacrime del mondo amare come un sorso di assenzio

In attesa dell’ultima falce di luna il pensiero s’infrange nel nulla di un gioco assurdo che stiamo vivendo sapendo bene di non avere più tempo.

Italo Zingoni- In-finite soluzioni- Poesie T.d.r. – 01/04/2022

Mi chiamo Gaetano Vergara ed accetto il regolamento.

Son tutti solidali da lontano Ma vengon meno se serv’una mano I più tra quelli che parean amici Ed eran sol’attori oppur attrici

O più semplicemente tutti stanchi Di darsi e prestare poi i fianchi Al male che c’assale ogni momento E ci fa aver timore d’ogni evento

Così sta solo ognun col suo tormento Trafitto da un raggio o dal vento Che ogni tanto ti fa compagnia E parti un po’ più lieve la tua via

Finché ‘n capisci che sei sempre solo Dal primo pianto all’etterno volo

Mario Italo Fucile ( accetto il regolamento ) UNA RICHIESTA DALL’ANIMA

Come puoi di dir no se un’incantevole sguardo ti supplica, fissandoti con estrema innocenza negli occhi stanchi di menzogne, e desideroso di purezza

Come un cuore sensibile non può accettar la preghiera fattasi richiesta, scritta nella tua mentale certezza da una poetessa, con una piuma che ha la sensibilità d’una carezza.

Difficile dir non so se lo farò e ancor più non vi aiuterò o sola ti lascerò

Mai e poi mai ti lascerò fra gli artigli di rapaci eroici figli di un mondo che crede senza fede che dà sol ai più forti, ai ricchi e non aibisognosi o ai malati, i cui corpi per patologie son or contorti.

Difficile che non scriva due righe.

So che non me ne pentirò, ho visto il tuo volto, ho scrutato i tuoi occhi.

Fari incantevoli che  fan  brillare l’intero corpo e a cui un’anima gentile non riesce a mentire.

Celar la verità ai propri sentimenti, ai principi, ai ricord i e  che ha la sensibilità di assorbire l’  energia che esso  emana.

Magnetismo che attira o respinge colui che degno non è e a cui ogni richiesta sarà  sempre vana.

Maurizio Rubicone, accetto il regolamento

Sognate di un mare senza maree di una terra senza aratro di una notte senza stelle sognate di una stella senza luce di un cielo senza colore di un colore senza occhi sognate di un castello senza mura di un popolo senza eroi di un uomo senz’anima sognate di una tela senza figure di una donna senza amore di un amore senza tempo sognate di una folla senza bandiere di un esercito senz’armi di un’arma senza soldati. Sognate di sognare voi stessi sul ciglio di un giorno assolato sognate la vostra pelle profumata come di un libro senza pagine sognate di una pagina senza poesia sognate la primavera sotto la neve sognate un inverno fiorito di melograni sognate la libertà e sarete liberi.

Ingannar può il parlar di miele intriso ché falsità si maschera con un sorriso astuta verità celasi dietro correttezza la qual sputa fiele con gentilezza

Affabili modi fanno buon viso a cattivo gioco subdolo e meschino un collega professa esserti vicino un amico millanta esserti fido

Sempre in guardia sta il soldato attende il nemico dinanzi al varco così sta anche il simil tuo fidato pronto a lanciar dardi dal suo arco

Sempre all’erta al cospetto della vita sorpresa incontrar puoi ad ogni uscita controcanto della sfida è il coraggio per combatter infin qualsivoglia oltraggio

Non pensar a torto di aver sempre ragione reazione risponde a uguale e contraria azione agire non puoi senza aver confronto alla coscienza altresì devi dar conto

Dalla nostra parte un dato certo la vita dispensa cure al colpo inferto tra noi, fortuna vuol, non esserci uguali siamo anche uomini e non solo animali

Sì affianco al menzognero e al suo spergiuro c’è l’uomo sincero con cuore più puro sì ai giorni che ci appaion maledetti seguono quelli che scopriam perfetti.

Bergamo Marina Accetto il regolamento.

Passi d’uomo Sulle tua pietre Guardie armate L’orizzonte scrutano Grate al balcone In quella blindata stanza Echi di pianti Amare lacrime Quei petali appassiti Il tuo destino han segnato Un amore sofferto Un amore perduto Li a giacere Per sempre condannata Tra le rotonde mura L’esile tuo corpo Lentamente svanisce, Nell’immenso dolore Solo quella torre La tua storia Narrare potrà

DISUMANI GIORNI Parole nell’aria fumante restano strette nel bavaglio dell’orrore nella morsa del dolore, neanche più lacrime asciugate dal terrore. Occhi smarriti di bimbi conoscono già la morte e quel vuoto di mancanze da separazioni sofferte, occhi atterriti senza più innocenza avvolti dal mistero di sconosciuta sorte. Occhi disperati di vecchi cercano invano la speranza, tra le mani rugose nulla… meglio morire che partire, il tempo rimasto è ormai di promesse avaro. Occhi fieri di donne coraggiose sfidano il destino, gusci a protezione dei figli corazze d’amore infinito a cercare salvezza, conforto, rifugio… Parole in spettrale silenzio affidate al gelido vento da una terra ferita reclamano solo giustizia, in questi giorni di assurda primavera, reclamano pace in questi disumani giorni Sezione A Tania Scavolini – accetto il regolamento

Rita Bonetti Accetto il regolamento IL SEGNO VERTICALE

Il segno verticale tra sopracciglia e fronte si è fatto profondo come la scalfittura di un chiodo arrugginito

dove un tempo c’era avvenenza diparte un reticolo di solchi lievi intorno agli occhi più vasti e profondi sulle labbra

fiumi che si riversano nel cuore pervaso dai giorni

Il corso sotterraneo a volte emerge e in superficie regala parole poi sprofonda di nuovo nella striscia sabbiosa dove la vita pare bastare a se stessa

La notte mi accarezza e mi sbrana l’anima brandello dopo brandello. La luce del lampione fuori della finestra mi consola Giorno dopo giorno vivo una vita non mia senza vedere una vita migliore. Cosciente dei miei sogni d’amore infranti mi consolo tra i dolori quotidiani che almeno loro mi ricordano che sono ancora vivo … Gente nascosta dietro le finestre giorno e notte che tutto vedono senza esser viste … Nessuno sa cosa si nasconde dietro queste finestre, quanto dolore, malinconia, invidia, gelosia …

Bagnandomi nudo nella vasca ho bevuto dell’acqua saponata Verdolivastra all’apparenza Nutriente rituale Magia sperimentale. Stupori sensoriali di bolle in rapporto di pressione mi solleticano arcane e qual gorgoglio di temperato magma mi fan trattenere la voglia d’orinare. Allora Acquezzando i voluttuari Sogni di banale transitorietà e di acidula pienezza colorati ridicolizzo l’immacolata umidità. Così mi vidi Occulto e riservato uscendo (non più in braccio) freddo gocciolante di un giorno di piacere di un uomo di piacere: il mio. Così lo vidi Alto taglio da sotto le ginocchia nella specchiera ovalizzata esperto bagnerciante di vapore saturato indugiante e intemerato. L’ora richiedeva il tempo ripressava. Maledicendo infine i benparlanti e stanco dell’abbraccio mi decisi e scavalcai la vasca. Blu nell’accappatoio e in procinto di spiccare il volo, (tarocco d’ovvietà), spalancai le braccia e nell’ora occulta palesai l’intimità. Distratto dal diletto Sono scivolato sul sapone Sono morto così risorgerò presto.

Io sono un albero con il corpo abbottonato alla corteccia, rifugio degli spettri nella notte, impigliato al vento il suo mantello ridesta ogni bimbo dal suo sonno. Sono un albero e una sposa, di fiori e di profumi un anello, in pegno la promessa del suo frutto. Sono un albero che annusa la natura circostante, respira l’universo della gente, cercando il destino e il suo disegno. Sono un albero che cerca nel passato la sua storia, affonda le radici assai bramose nel sangue e nella terra dei ricordi. Sono un albero e sono un guerriero che lotta contro il tempo e le stagioni, illusa protendo all’ infinito e all’ eterno. Le braccia al cielo in preghiera e Dio si inginocchia e spera, rapito dal battito di un cuore. Sono un albero solcato dalle rughe, dalle pene e dagli errori, è scritto che i germogli dell’amore l’anima del poeta desteranno.

Nicola Matteucci – Accetto il regolamento

Ma che ti prendo a fare quella mano che non c’è? Sei un’inglese mancata all’ora del tè Una guerra accovacciata in un giardino zen Mentre affreschi quelle cappelle sfinite in partenza mentre ciò che non finirai è un dio che sconta la sua penitenza

Senza nemmeno un kimono davanti al sakè Una camicia elegante e sudata ti fa scordare di te Non esiste bacchetta che non fosse magica ma può nascere una storia Assenza farla tragica

Ho imparato a fregarmene del tempo quando ho saputo che giorno è

Accetto il regolamento “PANICO” Travaso il mio respiro in un sacchetto di carta. Si attorciglia la giostra delle mie insicurezze mi stritola la mente e mi incatena l’anima. Sul terreno, sporco d’indifferenza, crolla la mia solitudine.

Accetto il regolamento – Giovanni Maffeo – Scelgo il silenzio.

In questo autunno senza colori la guerra incombe,‭ lascio il sole dell’estate ai silenzi e le paure‭ ‬… negli angoli bui ove le parole tacciono sospiri‭ ‬, ove non c’è pace per l’amore‭ ‬.

Ma,‭ ‬io,‭ ‬io scelgo il silenzio per dirti‭ ‬:ti amo‭ ‬…‭ per immaginarti tra i miei fiori‭ nel tepore porgerti il mio destino‭ ‬, farti mia col sol pensiero con i tuoi sorrisi.

Scrivo di te ad occhi chiusi e mi abbandono non so se serve la tanta emozione‭ ‬… non so nemmeno come ti chiami‭ ? Forse sei salvezza venuta dallo spazio‭ ; il tuo viso è velato da ombre scure‭ ‬e pietosi angeli.

Scelgo il silenzio‭ ‬,l’epigrafe‭ ‬la gloria senza un nome‭ il pasto caldo che viene concesso solo a i buoni ai falsi commedianti che si dimostrano teneri‭ ‬, assecondano il fluire della vita col crudele cuore.

Ma poi tu,‭ ‬sempre tu vivi nel silenzio‭ in quella rosa spinosa senti il sapore della carne‭ ‬, senti l’oceano della musica‭ ‬,la mia onda l’opulenza copiosa nell’anima s’abbonda‭ ‬.

Accetto il regolamento Sara Cancellara

non potevo annegare quel giorno di notte nel mezzo del mare

aiuto ho detto sottovoce Sarah e un’altra ragazza si tuffano

mi permetto di innamorarmi per un istante sogno un tavolo con due bicchieri di vino bianco, del pane e del prosciutto dieci secondi, non di più

diciassette profughi a bordo vocaboli trattenuti sbiaditi

Domanda e risposta è stata la vertigine a darmi la spinta

con la testa fuori il corpo fiacco ci vuole una nuotata faticosa per accorgersi di una sponda Mi emoziono infreddolita, la paura di non arrivare

al vecchio bazar di Skopje con le punte della dita abbiamo sfiorato la terra

Un uomo dai capelli voluminosi cerca sua moglie è seduta su una panchina a prendere il sole.

HO SOLO PICCOLI SOGNI CHE VOGLIONO DIVENTARE GRANDI

Che ne so io della guerra? E’ roba da grandi e cattivi, loro odiano i peluche e le carezze di mamma. Che ne sanno loro dei miei piccoli sogni? A me basta un ovetto con la sua sorpresa, magari un triciclo o una bici più avanti, loro hanno sogni che spaventano i bimbi, di bombe e mitraglie, di comandare su tutti, loro odiano l’amore e le nostre risate. Come faccio a dirti, a te che sei nato bambino e giocavi con le lego e magari a nascondino, che la guerra non si fa? E’ brutta e crudele e fa bue che nessun bacio consola, tanto sangue e rumore, ruba i miei giochi, la casa, i miei amici, mi ruba il papà, non c’è silenzio là fuori, c’è mamma che piange, mi stringe e urla di terrore. Che ne so io della guerra? Ho solo piccoli sogni, e sono sogni d’amore, ma tu non lo sai, hai dimenticato il peluche e i tuoi sogni non hanno più un colore né un soffio di sole, hanno occhi enormi che vedono solo il potere. Se solo volessi ricordare, forse rivedresti quel bimbo che ti prende la mano e ti porta a giocare lontano, magari sul prato col cane, rivedresti tua madre che accarezza il tuo pianto e tuo padre che vi sorride accanto. Forse… è un piccolo sogno che vuole diventare grande, soltanto.

05/04/2022. Ore. 22:31 Accetto il regolamento L’URLO

Tu che ne sai della mia follia Di me sole stanco al tramonto rifiuto ingombrante che nessuno raccoglie Foschia perenne di giorni sempre grigi tutti eguali Tu che ne sai del letto di contenzione delle mie maree mentali dei miei amori amati invano Tu che ne sai

Giorgio Norberto Marchini Accetto il regolamento.

Successione d’istanti (distanti da rasentare il cuore)

Non riesco più a scriverti del meraviglioso niente… però riesco a non descrivere il silenzio urlante… immobili polpastrelli che sanno bene carezzare legati da corde vocali silenziose… il cuore non batte lo stesso tempo del pensiero e allora penso… si si, ci vuole tempo! Il tempo che modella e disegna il giorno e la notte e quando vuole li cancella con la nebbia… si, passerà tempo e quando, senza guardare il bianco, saprò riconoscere il chicco di grandine dal fiocco di neve, allora si, sarà il momento… certo si intuisce che a me piacciono gli arcobaleni e il sole che mi bacia… e allora me ne sto in alto… e solo…!

Francesca Santucci MALINCONIA CHE A TE STRETTA MI TIENI Come schiumando sul mare il cavallone lentamente  avanzando mi compari e simile a un sudario tutta m’avvolgi.   Inerme, alle tue onde più non sfuggo, lascio che tu m’assalga, vinta soccombo.   Pallido sole sei, che non abbaglia, fievole filtra, eppure ancora scalda, malinconia che a te stretta mi tieni. (accetto il regolamento)

Thea Matera – accetto il regolamento

La mano s’attarda in spirali d’acqua, perpendicola la rosa annega fra garze di quartzite. Clinato il corollino molce nello scompiglio di foglie sbriciate, sul testo a fronte frasca il mìmulo. Se non mi sèderai accanto, se farai ombra sul mio cuore di corallo, non sarò rosa fra le tue mani ma lacciòli di spine. Sarà vertigine l’ipermetra, cerràcchio di basalto, intangibile fibra, lène paradigma.

I finalisti saranno avvertiti tramite e-mail

FINALISTI: Claudio Di Paola con “Noli me tangere” Lorella Del Gesso con “Inno alla primavera” Angelo Napolitano con “Vendemmia” Johanna Finocchiaro con “La danza” Italo Zingoni con “Sapendo di non avere più tempo” Franca Palmieri con “L’odore acre della notte” Daniela Balestra con “Tvillinglågor”

Spero che non siano già in ordine di classifica. Al primo posto – per me – dovrebbe figurare Angelo Napolitano con “Vendemmia”. Le altre sono leggibili – certo – ma da compito in classe!

Grazie per il rinnovato apprezzamento. C’è una Giuria decisamente qualificata e, peraltro, ci siamo tutti rimessi alla decisione superiore. In bocca al lupo a tutti i finalisti.; il lupo… anzi, la Lupa, saprà decidere per il meglio.

Eravamo soliti usare, anni fa, la chiusura con: “In bocca alla giuria, sperando che non crepi”… :) Complimenti a tutti i partecipanti: la vittoria è scrivere, dedicarsi al discorso interiore, e condividere ciò che si è scritto. La competizione, la scelta da parte di una giuria è totalmente soggettiva, non indica che una poesia sia “migliore” di un’altra. Questi contest devono essere osservati dal lato del condidere “ragionamenti in versi”.

Complimenti ai vincitori… Ad maiora semper

Non metto in discussione la sua preferenza, ma dire che le altre sono da compito in classe mi sembra eccessivo. Forse è il suo approccio da “lettura in classe”

All'”In bocca al lupo”, per fortuna, da un po’ di tempo si risponde “Viva il lupo” e, andrebbe specificato che si tratta della Lupa, giacché pare che, tra gli animali, essa emerga per determinazione nel difendere i propri cuccioli, sicché la bocca della lupa è il posto più sicuro per i cuccioli. Per chi scrive versi, va benissimo “In bocca alla Giuria. Viva la Giuria”. Peraltro, è ovvio che chi scrive lo fa essenzialmente per se stesso e, se gli riesce di essere generoso (superando mille pudori e mille dubbi), condivide con gli altri quella parte di sé che, più o meno velatamente, è sempre tra i versi.

Complimenti a tutti i vincitori, finalisti e partecipanti. É sempre piacevole partecipare ai contest di Oubliette.

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